Un cold case del ’68

Tommaso Scotti, matematico, esperto di arti marziali e scrittore, si è trasferito da tempo in Giappone. Chi ha letto tutti i suoi romanzi precedenti: Le due Morti del signor Mihara (clicca qui)  – L’Ombrello dell’Imperatore (clicca qui)   – I diavoli di Tokio ovest (clicca qui)  si stupirà di non trovare in questo nuovo libro il personaggio clou di Scotti: l’ispettore nippo/americano Takeshi Nishida, ma presto se ne farà una ragione.
Il protagonista del nuovo libro si chiama Tetsuo Nakamura, è anche lui un ispettore di polizia, anzi lo era, visto che ora ha più di 80 anni. Cinquant’anni prima si era occupato di un furto a una banca che aveva suscitato enorme clamore in tutto il Giappone. Era il 1968, la rapina si era svolta in maniera apparentemente semplice e gli investigatori, di cui Nakamura era il capo, erano fiduciosi di trovare presto il colpevole o i colpevoli. Invece, ancora ora, nel 2024 il furto di milioni di yen risulta insoluto (fatto storicamente vero).
Il vecchio signor Nakamura vive solo nella sua casa con un impianto stereofonico sofisticato che gli fa compagnia. La vecchia storia rispunta fuori quando una coppia di giornalisti, un lui e una lei che gestisce la telecamera, lo ingaggiano per un’intervista. Nakamura non ha molta voglia di rivangare quegli anni, le inchieste complicate che si avvitavano su se stesse, la tensione, lo stress, i lutti, i rapporti spesso tesi con i colleghi ma la memoria di quei giorni, di quei mesi torna a affacciarsi prepotentemente.
Lo rivediamo quindi nel ’68: un giovane ispettore dalla figura elegante, discreto, silenzioso, con uno strano sguardo “vuoto” che si posa a caccia di indizi all’apparenza insignificanti. I sospettati germogliano come fiori di pesco in primavera, i testimoni spuntano da ogni dove: sarà sicuramente il benzinaio, un altro impiegato della filiale, il ragazzo sul motorino ecc.ecc. ma niente, tutto si squaglia come neve al sole.
Il vecchio, inizialmente scontroso con i due reporter, si ammorbidisce mano a mano che il racconto va avanti. In un flashback continuo che fissa momenti di ieri e di oggi, il racconto va avanti, descrivendo la Tokyo di un tempo e quella attuale, avvolta in un’atmosfera noir da cui il lettore non riesce a staccarsi. L’autore, fedele fino a un certo punto alla realtà dei fatti decide, con un coup de theatre, di inventarsi un finale tutto suo (del vecchio Nakamura) che lascia tutti spiazzati ma in fondo soddisfatti. Scritto benissimo, in modo piano ma con un lessico spesso prezioso, il romanzo di Scotti si legge come un thriller e come un giallo ti lascia avvinghiata alla pagina, al “Segreto del vecchio signor Nakamura”.

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