Sepolcro imbiancato

Decenni fa Stefano Bartezzaghi lanciò l’idea del Parnaso rovesciato, che ebbe gran fortuna di Stampa, con esiti quali “T’amo, pio bove” che diventò “T’odio, empia vacca”.
Il sottoscritto allora si limitò a capovolgere il “Mattino” di Ungaretti: “M’illumino d’immenso” nella “Sera”: “M’adombro d’infimo”.
Più di recente ci si è impegnati un po’ di più, provando a rivoltare qualche vetta dell’adorato Eusebio e di pochi altri, nel tentativo di fornire per ogni vocabolo il suo opposto, ma a volte fidando nell’ispirazione fulminea e fulminante. (Giustificazione dell’Autore dello scempio)

Marco Morello ha assassinato il capolavoro di Ugo Foscolo – Però lo pubblichiamo lo stesso perché a qualcuno piace (Ipocrita motivazione della Redazione)

A CORINTO

Ancòra ficcherò le sante sonde
Dove il tuo porco vecchierello tacque,
Corinto tua, che si specchia nell’ombre
Del bieco bar, in cui perversa giacque
Cerere, e fé l’atollo scomodo
Coll’ultimo pianto, e l’onde d’acque
E i foschi nembi e le sue frombole
L’incline prosa di colei che tacque
Sennò fetali, e lo stesso consiglio,
Da cui, brutto di gesta e d’avventure,
Picchiò la tua erbosa Sodoma Oreste,
Lui senz’altro avrà un inno, bel giglio,
O paterna sua stirpe: a lui predisse
Pilato immacolato sepolcreto.

Con le scuse di tutti, l’originale

Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque

Cantò fatali, ed il diverso esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura.

 

7 commenti su “Sepolcro imbiancato”

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