Un Pierrot e tre bambine

Un delizioso libro per ragazzi degli anni trenta 

Nel mondo dell’adolescenza di un secolo fa, nemmeno si immaginava che le ragazzine potessero avere sogni diversi da quelli del principe azzurro, che le avrebbe portate, invece, nel castello della routine di tutti i giorni. Eppure, persino nella Biblioteca dei Miei Ragazzi della Salani (un monumento della letteratura giovanile degli anni trenta) troviamo, a sorpresa, la bella traduzione di un volumetto francese della scrittrice Berthe Bernage (Histoire d’un Pierrot et de trois petites filles).
Presi immediatamente dalla suggestione della splendida copertina italiana art decò di Maria Augusta Cavalieri, intravvediamo, nell’ordito della narrazione, il filo della possibile emancipazione femminile, attraverso il percorso di tre fanciulle, di diversa condizione sociale.
Che il tema potesse configurare un’inattesa novità, emerge anche su Internet, ove si legge un commento al libro di questo tenore: “quella credibile Parigi, con la merciaina di Montmartre che mette la minestra sul fuoco nel retrobottega e dopo la scuola fa la consegna del pane per guadagnare qualche soldo, rimase un caso isolato“ . Assieme alle tipiche figurine della buona borghesia cattolica, finalmente anche qualche protagonista, proveniente dalla strada.
Rileggiamo questo splendido finale di capitolo: “…le bambine d’oggi sanno benissimo che la vita non rassomiglia alle novelle, in cui si vedono le belle Reginette e i valorosi Reucci. Pensando all’avvenire, Marcella desiderava semplicemente di lavorare, e Franca di soccorrere i bisognosi”.
Una novità non da poco, per l’epoca e per la collana. Le attrici sono diverse, quanto a carattere e stato sociale. Franca, orfana di madre, è figlia di un banchiere illuminato; Marcella, anche lei orfana, con la madre povera e malata; l’invalida Sonia, sola al mondo, affidata a uno zio “bolscevico” (ma no, è una svista del traduttore fiorentino. E’ chiaramente un anarchico che ordisce attentati, ma espierà la sua devianza politica).
Il balocco Pierrot, triste ed allegro, a seconda delle angolazioni o degli umori, passa, attraverso vicende non banali, tra le mani delle tre fanciulle. Sono pur sempre bambine. Alla marionetta si affezionano e grazie ad essa diventeranno amiche.
Sullo sfondo, una suggestiva Parigi, con angoli magici. Ci accorgiamo che il quartiere latino era allora ritenuto popolare, tanto che, quando Marcella si trasferisce nel sobborgo di Auteil, quest’ultimo viene ritenuto ben più elegante di Montmartre.
Il romanzo è interessante e moderno.
Ovviamente per tutte e tre c’è un lieto fine, compreso il matrimonio di Marcella con l’assistente del banchiere. Ma alla conclusione consolatoria si è pervenuti non per eventi fantastici, ma attraverso avventure anche minime e, in ogni caso, riconoscibili.
Il Pierrot che passa di mano tra tre bambine così diverse è intrigante. Il traduttore, in un buon italiano, ammicca, gira la camera verso il lettore, quasi fosse un Woody Allen ante litteram, per renderci partecipi di qualche sensazione, qualche paesaggio, per darci una chiave di lettura della psicologia delle protagoniste.
L’illustratore, Henri Morin, ci porta per mano nella storia, con disegni accattivanti. Un libro degno della migliore tradizione della casa editrice, che piacque allora e suscita ancora oggi nostalgia in noi, antichi lettori.

2 commenti su “Un Pierrot e tre bambine”

  1. Martini roberto

    molto interessante. in generale devo dire che la Biblioteca dei miei ragazzi, mi ricordo, pubblicava sempre opere si dedicate ai giovani ma scelte con cura e di autori validissimi

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