Il fascino della follia

Incipit perfetto e spiazzante per questo romanzo breve. Un inizio che fa presagire l’originalità della scrittura.
Dialoghi efficaci e come sospesi, veloci e netti e sintetici ma pregni di un tutto. Danno una idea “meravigliata” dei personaggi che fluttuano in un dove che esiste ma anche no, pur avendo nomi di città e paesi.
Hanno, le parole, il senso del dolore e del dispiacere, sono quelle del protagonista bambino e del nonno saggio ma pure rarefatto in suo mondo. Le frasi brevi, intelligenti, puntute e argute.
Un romanzo che va scoperto piano piano, attraverso la sofferenza che unisce molti bambini e qui Marco, docile e indocile, debole ma già conoscitore della vita in una essenza che ritrova suo malgrado.
Si entra nella trama subito ma ci si accorge anche che essa non esiste, esiste un colloquiare immediato staccato da terra, con troppi ceffoni e quindi una sottile violenza antica, di un tempo ormai lontano, che voleva l’adulto irrispettoso.
Il bambino Marco risponde con arguzia innata, reso diverso già in piccola età. Andando avanti, a metà scrittura, diventa surrealista: la forma di follia di Marco, che intanto è cresciuto, il suo sdoppiamento e l’avversione che la società ha inevitabilmente per lui, lo rendono di una diversità non sempre innocua, visionario in molto, a tratti irreale. Ma non è forse questa la bellezza della follia? Il suo fascino che non mette paura a chi la sa seguire e ammirare. Uno sfondo che non esiste e che si distanzia dal reale anche se vi attinge.
C’è un mistero nella vita di Marco, lui lo sconosce, ma è qualcosa di sognante e qui l’autore Carmelo Corrado Occhipinti non può fare a meno di attingere alla sua esperienza di psicanalista, un gioco onirico e al tempo stesso inevitabile, la consuetudine con la “pazzia” che può essere una normalità se vista diversamente, con occhi e mente aperta.
Si trasforma poi man mano, forse con qualche forzatura della trama ma anche con il desiderio di unire stravaganza e squilibrio, in un intreccio che si dipana velocemente e che avvince inoltrandosi vieppiù per finire con una sorta di salvezza generale che solleva l’animo del protagonista e del lettore, smarrito in un luogo mentale che non può immaginare, là dove la scrittura pulitissima e tagliente incide e rende questa prova un libro diverso. Diverso e stranito, veloce, e che lascia come interdetti e “capovolti”, con il segno del ritrovamento di sé stessi. E per fortuna.

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