Romanzo d’appendice – 11

BABY’S IN BLACK

Lei non è come tutte le altre.
Lei è un’artista vera, un genio costretto a doversi confrontare con gente lontana anni luce dal suo talento, dalla sua cultura.
Rievocata, quasi riesumata da una galassia lontanissima, Roma per lei è un ricordo lontano: città naif ma
dannatamente effervescente, negli anni sessanta. Ci passò qualche mese, in occasione di una delle sue prime mostre.
Fu una donna eccezionale, di origine nordeuropea, a introdurla nell’ “ambiente”, allora. Una bellezza caotica, intelligente e alquanto folle, che si beffava di tutte le regole stabilite dalla pruderie borghese.
Lei ama più il successo dei soldi. Quelli, li ha sempre avuti, a fiumi. Il grande attico affacciato su S. Maria in Trastevere, comprato per una sciocchezza nel ’64, è ancora lì, sfitto da tempo immemorabile. E le dieci, maestose finestre chiuse sono ormai una leggenda metropolitana, in città.
Deve ammetterlo, negli ultimi trenta, quarant’anni forse, non ha prodotto granché.
Non per mancanza di idee, sia chiaro, una come lei, se vuole, ne sforna in continuazione. Il fatto è che non ci sono più, in giro, persone veramente all’altezza di apprezzarle, quindi perché perderci tempo?
Il suo fascino, l’aura di mistero che l’avvolge è ancora intatta.
Una cosa è certa: farà ancora parlare di sé. (Continua)

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