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Premio Nobel 2018

Per un’amante di libri, l’uscita del volume imponente che ha dato il Nobel a Olga Tokarczuk, è stato un evento straordinario. Ho messo il mio su un leggio grande quanto un porta-messale, e l’ho letto con devozione. Pesanti sono soltanto le mille pagine di carta. Le parole di Olga sono così leggere che ti trasportano, a cavallo o in slitta, per le pianure innevate dell’Est Europa, da Varsavia all’Ucraina, fino a Smirne in fiore.
L’opera s’intitola I Libri di Jakub perché contiene Il libro della nebbia, Il libro della sabbia, della strada, della cometa, del metallo e dello zolfo, del paese lontano e Il libro dei nomi. Sotto i nostri occhi, si svolgono gli atti dolorosi di una setta eretica di ebrei, guidata da Jakub, che fa di tutto per integrarsi, per essere accettata dalla potente nobiltà europea del Settecento, fino a sottomettersi e farsi battezzare.
Sono inutili le abiure e i sacrifici. I pogrom non cessano, anzi, anche gli ebrei ortodossi si scagliano contro gli apostati. Il diverso resta diverso, eternamente perseguitato. Olga naviga fra questi dati storici con potere evocativo, ridando vita agli idealisti seguaci di Jakub, ai vescovi e ai preti puritani e venali che li perseguitano. L’autrice li osserva dall’alto insieme a Yente, la vecchietta malata che, per un sortilegio, non può morire. Come una magia uscita dal camino della masseria di Gogol, l’anima di Yente esce dal corpo scheletrico, vola sopra i tetti dei villaggi immersi nel fango, vede tutto. E, insieme a Olga, tutto comprende.
L’autrice ha rifiutato la facile etichetta di “realismo magico”. Yente inghiotte il biglietto che le ordina di non morire, il Golem prende vita da lettere alfabetiche scritte in fronte. “Quanto è grande il potere della parola,” sta scritto sulla quarta di copertina del libro. È misticismo ebraico. Olga ha definito il suo un “lavoro da fantasma”. Lo ha paragonato a uno stato di trance. Animali, fiumi, foreste e strade sono connessi in modi così misteriosi, che solo uno stile sensoriale, visivo e visionario, può rivelarli.
Il libro è un romanzo storico, scritto al tempo presente, per avvicinarci a un mondo scomparso tre secoli fa. Ora i confini nazionali sono netti, non mutevoli come allora, quando c’era una libertà di movimento per gruppi migranti ora inconcepibile. Il tema dei confini è sempre presente nell’opera di Olga, e qui sono trattati i confini ideologici e religiosi.
“Ogni tipo di eresia offre un’idea per cambiare il mondo.”

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5 Commenti

  1. GIOVANNA NUVOLETTI 22 Maggio 2024

    molto bella recensione, invogliante, invitante

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  2. Rita 22 Maggio 2024

    Ho visto in libreria il tomo e il nome impronunciabile dell’autrice. Eppure questa ispirata recensione mi ha incuriosito molto.

    Rispondi
    1. GIOVANNA NUVOLETTI 24 Maggio 2024

      fidati! Segui la tua curiosità!

      Rispondi
  3. Alex 22 Maggio 2024

    Mi hai messo voglia di correre in slitta per le pianure innevate d’Europa, e di uscire da un camino di notte e volare con Yente sopra i tetti degli Shtetl…

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  4. Spider 22 Maggio 2024

    Cara Patrizia tu mi hai avvicinato a questa arcana categoria delle recensioni, che ho sempre evitato causa noia. Non mi hai fatto sbadigliare, anzi l’ho trovata arguta.

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