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C’è ancora un (gran) film

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Paola Cortellesi in "C'é ancora un domani"

Questa potrei chiamarla la mia “postrecensione”. Di reazione: dalla proiezione in tv del film “C’è ancora un domani”, si è scatenata su FB una pioggia di critiche feroci all’opera di #PaolaCortellesi. Una gara senza pietà di snobismi e irritazioni. Ed è noioso, e scontato, e imitatore scarso del neorealismo, sconnesso – e per di più ha il finale cannato, eccetera eccetera…
Sarà una nuova moda? Eppure a vederlo e a trovarlo ottimo siamo state, e stati, milioni. A me è piaciuto, al tempo. Al primo momento mi sono detta solo “un buon film”, poi mano a mano ho scoperto che continuava a parlarmi e risuonarmi dentro. L’ho sentito come innovativo, surreale, umano, fantasioso, intelligente. Un linguaggio cinematografico che a tutto il precedente può alludere, ma ne è profondamente diverso. Più lo evocavo in me, più mi sentivo stimolata nella mente e nel cuore. Mi faceva pensare e sentire. Le immagini mi si fissavano a fondo, scena per scena… già, per me era ben più di un bel film. Era un gran film, molto NUOVO sotto ogni punto di vista. Sarò vecchia (ho 81 anni), sarò fuori moda, sarò poco brillante – sarò anche una giornalista inesperta di critica cinematografica. Ma mi è piaciuto. Lo confesso. Io, Giovanna Nuvoletti.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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1 Commento

  1. deneri 3 Aprile 2024

    può apparire surreale ma ci sono anni di storia raccontate con dignità e una forza evolutiva che solo le nostre madri hanno saputo mostrare…Bravissima la Cortellesi, bello tutto… tanto da divorarlo step by step..

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