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Les angles morts

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“L’angolo morto è la zona inaccessibile (nascosta) al campo visivo del conducente di un veicolo. Si tratta di una zona che non è coperta né dal campo dei retrovisori, né dalla vista del conducente, a meno che non si giri la testa o non si muova la parte superiore del corpo”.

Non aveva più molta strada davanti a sé.

Guidava piano, lasciando che le altre macchine superassero la sua, indifferente alla loro velocità sprezzante. Qualcuno si girava a guardare, per vedere chi fosse alla guida di quel veicolo lento, arrancante, appeso alla carreggiata di destra. Altri sembravano apposta centrare le larghe pozzanghere d’acqua e fango – formate da una pioggia incessante che da tempo non dava tregua – per inzaccherare ulteriormente il suo parabrezza.

Guidava senza quasi rendersi conto di farlo, assente, pesante e indolente. Voci uscivano dalla radio accesa, ma non scalfivano il suo monologo interiore. Seguiva, senza davvero vederle, le linee di corsia, ipnotizzato dal loro svolgersi continuo. Sentiva la vischiosità dell’olio sull’asfalto, la ridotta capacità di grip degli pneumatici, lo sbandare delle ruote assecondato e poi corretto.

Guidava e il tempo era scandito dal metronomo dei tergicristalli. La pioggia pareva aumentare, sipario acqueo che calava veloce. Ai lati della strada correvano, inversamente alla direzione delle macchine, prati, alberi, colline, animali, case. La mente seguiva a sua volta un percorso à rebours, capace di vedere flash di vita, di vite. Ma non tutto, non tutto. Ci sono cose che non si devono vedere, che non si possono più vedere.

Guidava a un’andatura da bradipo, senza quasi accorgersene, auto e camion continuavano a superare quella macchina ridicola nel suo inesorabile rallentare. Sembrava doversi fermare in qualche corsia di emergenza e forse era proprio quello che doveva fare. Che avrebbe dovuto fare.

L’automobile sbandò, una saetta senza luce, proprio mentre un TIR stava svoltando in uno svincolo. Il camionista neppure la vide. L’automobilista, invece, rivide improvvisamente ciò che aveva perduto.

#Aglaja

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AGLAJA

Aglaja è una disegnatrice grafica, illustratrice, pittrice e vignettista con il vizio della scrittura, che si cela nei panni di Gabriella Corbo, insegnante di lettere. Per undici anni (dal 2003 al 2014) ha illustrato e disegnato vignette su blog e sito dello scrittore e giornalista Enzo Costa, sui suoi blog d’autore di Repubblica.it (dove ha tradotto in immagini i “Lanternini” di Enzo e ha tenuto una propria rubrica di vignette, “Domenicaglaja”) e dell’Unità.it (“Malumorismi”). Ha illustrato i libri “Rime Bacate”(Editori Riuniti), "Col senno di prima" (Editori Internazionali Riuniti), "Cercati col Lanternino" (Red@zione), tutti di Enzo Costa. Sempre con Enzo, ha partecipato al Festival Internazionale di Poesia di Genova 2012, con la proiezione di sue vignette che illustravano le rime dell’autore. Nel frattempo, diverse sue immagini “serie” cominciavano a essere esposte in mostre tematiche. Nel 2010 ha vinto il primo premio al concorso nazionale Sapete come mi trattano?, indetto dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), per la categoria vignette, premio attribuitole dal Comitato d’onore, composto da esponenti di spicco del mondo della cultura (tra cui, per le vignette, Massimo Bucchi di Repubblica) e del movimento per i diritti delle persone con disabilità. Aglaja ha esposto le sue vignette, illustrazioni ed immagini, con i testi di Enzo Costa, nella mostra “Figuriamoci”, allestita al Muvita dal teatro Sipario Strappato di Arenzano (Genova), e nella mostra “Tra il dire e il disegnare c’è di mezzo il mare”, al Museoteatro della Commenda di Prè (Genova), una summa dei lavori della “ditta” EnzoCosta&Aglaja, sul tema del mare e dell’accoglienza, con divagazioni satirico-oniriche: è stata l’ultima, felice, occasione che ha visto insieme i “soci” Aglaja ed Enzo, mancato pochi giorni dopo l’inaugurazione. Dopo la scomparsa di Enzo Costa, Aglaja ha cessato la sua attività di vignettista satirica (salvo concedersi qualche “strappo”), preferendo dedicarsi alla pittura digitale, in cui fa vivere il suo mondo surreale. Ancora alla Commenda di Prè, Aglaja ha così inaugurato nel 2015 la sua prima personale su tela: “Come è profondo il mare”, gli abissi immaginari di una viaggiatrice statica. Del 2017 è il progetto “Scrittori liguri”, partito dall’idea di inventare ritratti impossibili di 19 grandi scrittori della Liguria partendo dalle loro parole. Il progetto si è concretizzato in un evento, “Equinozio delle Arti”, a Palazzo Tursi, e in una personale nel corso del Festival della Poesia di Genova, a Palazzo Ducale. Nel settembre dello stesso anno, si è inaugurata una nuova mostra al Museo del Mare di Genova dal titolo Fondali immaginari, dove le foto subacquee del fotogiornalista Adriano Penco sono state rivisitate dalla fantasia di Aglaja e dai suoi disegni surreali. Nel 2018 quattro opere di Aglaja su tela hanno fatto parte di Mosaic, a cura di Art Commission, un’installazione collettiva itinerante (in Italia e all’estero) a tema libero, che prende vita e forma assemblando i lavori degli artisti partecipanti. Ultimamente, Aglaja ha iniziato a sperimentare la serigrafia: i suoi disegni ora sono serigrafati su piastrelle, una tecnica che restituisce come non mai la luce e la brillantezza dei colori, così come sono preparati graficamente per lo schermo. Cura l’archivio dei lavori del suo socio, ne pubblica illustrandoli – sulle sue pagine social e su La Rivista Intelligente – brani e poesie inedite. Ha raccolto le poesie intimiste di Enzo Costa, uscite nel dicembre 2017 per Rayuela Editore, con un ritratto dell’Autore disegnato da Aglaja in copertina. Nel 2020 un suo disegno è stato scelto come copertina della raccolta di liriche "Poesie del Risveglio" di Simona Garbarino, ZONA Contemporanea 2020. Continua ad essere una prof. resistente e una disegnatrice/scrittrice impenitente. E viceversa.

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