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Cinema

Don’t look up

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Leonardo Di Caprio interprete del film di Adam McKay

Perennemente in bilico tra sci-fi e commedia dolce-amara, “Don’t look up” di Adam McKay sbarca sul grande schermo (e davanti ai divani tristi e rassicuranti concessi da Netflix) con le stimmate del caso cinematografico di fine anno. Divisiva, 犀利士
come tutte le opere interessanti, ma anche intrigante e divertente, narra del conflitto più contemporaneo che c’è.
Infatti, con la scusa della solita cometa che minaccia (ma stavolta v’è certezza) di schiantarsi sulla Terra polverizzando la specie umana, l’arguto regista americano schiera l’un contro l’altro armati la scienza (con quel che resta della ragione umana) e la classe dominante, accecata dal potere e dal denaro al punto di perdere ogni barlume di lucidità.
La prima, impersonata magistralmente da un Leonardo Di Caprio nei panni dimessi del dolente e un po’ imbranato scienziato Randall Mindy e dalla ruvida assistente Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), lotterà fino in fondo, tra dubbi e angosce, per il primato della scienza e la conseguente salvezza del genere umano. La seconda, capeggiata da una strepitosa Meryl Streep fin troppo scopertamente ispirata a un misto Hillary Clinton e Trump, mette in scena la follia tipica dei monarchi in tempi di democrazia ridotta ai minimi termini quali sono i nostri.
In mezzo, il perfido regno dei media (irresistibile l’anchor woman Kate Blanchett, ghiaccio bollente) e finalmente il mondo dei plebei fattisi zombie, cui apparteniamo di diritto, instupiditi e ossessionati da smartphone e tv sempre più padroni del campo, che assiste attonito e impotente al precipitare degli eventi.
Favola nera spruzzata di rosa, apologo profetico, americanata, fate un po’ voi. A me “Don’t look up” è piaciuto anche molto, nel suo spiattellare senza pietà al colto e all’inclita la triste verità della nostra epoca, popolata di falsi profeti e di fake news, stimolando per quanto possibile la residua capacità di ragionamento di chi non vuole capitolare, e per giunta lo fa divertendo non poco. Insomma, Adam McKay sembra dirci di scegliere una buona volta da che parte stare.
Tanto, prima o poi la cometa arriva.

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