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Europa unita, senza l’Italia

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Immagine rielaborata da Wikipedia

Oh, gli inglesi sanno essere ipocriti come pochi, con questa smania delle buone maniere, e allo stesso tempo adorano le eccentricità: guidano a destra e, quanto al loro destino, non sorprende che abbiano barattato le fortune di un grande impero con la popolarità effimera dei vari Beatles e il pudore vittoriano dei sentimenti che intimava di coprire persino le gambe dei tavoli con il sentimentalismo “orecchiabile” di Elton John.

I paesi scandinavi hanno inventato l’Ikea e il Nobel, e polpette immangiabili, e da quando Bergman ci ha lasciato non sanno neanche più cos’è il dramma del senso di colpa: scambiano la civiltà per la felicità, poveretti, e infatti non appena vivono un momento d’infelicità, non ne reggono il peso, e la fanno finita. I danesi e gli olandesi non raggiungono il livello di depressione dei loro cugini dirimpettai, ma solo perché si consolano con la cannabis: pare che la usino anche al posto della farina nei loro biscotti rinsecchiti e rancidi.

I francesi? Meglio non parlarne, non sanno neanche cos’è il cambio della biancheria e si sciacquano la bocca con paroloni che solo la erre moscia rende sopportabili, come la liberté, ma libertè di cosa? Di bere vino e trangugiare formaggi, e punto. Per il resto basta che si sbottonino appena un po’ e ti ritrovi i Galli in salotto, con le corna in testa e i mustacci biondi.

Gli spagnoli sono adolescenti, che dopo anni e anni di catechismo, vivono la sbornia di una libertà improvvisa e non vanno più a messa. Un popolo che frequenta ancora le corride, che credibilità può avere?

E i tedeschi? Beh, quelli hanno così tante cose da farsi perdonare! La patria di Hegel, dov’è finita la patria di Hegel?

E infine ci sono gli irlandesi, gente che vive di folklore. Sono riusciti a trasformare persino Joyce in un magnete da attaccare al frigo, figuratevi se si lasciavano scappare l’occasione di vendere l’anima al diavolo.

Tutti barbari, oltre l’arco delle Alpi, che ci protegge da quel dì, tutti barbari. Meno male che ci siamo noi Italiani, i soli a proteggere il diritto. Perché noi siamo la culla del diritto! Noi facevamo le leggi e le scolpivamo nel marmo, quando tutta questa marmaglia viveva ancora nelle capanne e tremava a ogni fulmine che pioveva dal cielo. E ora vorrebbero parlarci di diritti? Di unioni civili, di matrimoni gay, di nuove famiglie? Ma chi ci crede? La famiglia l’abbiamo inventata noi! Lo ricordate il Pater Familias? Sì, proprio quello lì, quello del genitivo della prima declinazione che fa eccezione?

 

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SALVATORE RONGA

Nacque a bordo di un’isola nel golfo di Napoli, Ischia. Sbarcò raramente, così da poter attribuire al rollio ogni tormento esistenziale. Sperimentò varie forme di gastrite. Perse i capelli, ma non perse tempo a raccoglierli. Amò più di quanto i suoi amici sospettassero e odiò molto meno di quanto i suoi nemici avessero creduto. Venne alla luce il 13 luglio 1969 e da allora non fa che scrivere e riscrivere il suo epitaffio.

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