Caricamento

Digita la ricerca

Sentimenti Sport

GIOVANNA BATTE MORTE 4 A 3

3.675 visite

Foto di Mario Orfini

Era il 17 giugno 1970. Sì, la partita Italia Germania, quella partita lì. E, vi avverto, il mio ricordo è strano, fuori posto – o forse no. Erano passati 5 mesi e mezzo dal suicidio di mia madre, la mia fine. Mi trovavo infilata in mezzo a un mucchio di amici che, sdraiati a pancia in sotto sopra un enorme lettone, appoggiati sui gomiti, contemplavano un grosso TV in bianco e nero. Sentivo confusamente, ma a fondo, che le ragazze e i ragazzi che mi attorniavano e stringevano, il tifo lo facevano non solo per la nostra squadra, ma anche per il mucchietto di ghiaccio steccuto e terrorizzato, sprofondato nel nulla, che ero io. Io, andata via, io dissociata (il termine tecnico è esatto), io senza parole né lacrime. Io, il nulla.
Allora, nulla sapevo di autismo a alta efficienza, anche se conoscevo certe particolarità del mio cervello, che lo rendono sensibile alle forme nello spazio. Alla fin fine a me risultava solo di essere figlia di una intelligentissima, bellissima pazza suicida, e quindi pazza anch’io: non avevo altra definizione. Ma quel giorno di giugno e durante quella partita scoprii che la mia mente strampalata mi offriva la capacità di leggere là, nel movimento sul campo che scorreva davanti ai miei occhi, ordine, bellezza, e le somme geometrie del ritmo che dentro me si riflettevano e trovavano eco.
Boninsegna, prima. L’andamento dei tempi supplementari aveva la forma della mia lotta per tornare a vivere, ricominciare a parlare, piangere, forse mangiare persino. I meravigliosi gesti atletici dei nostri calciatori mi carezzavano, mi sospingevano – riuscivo a guardare, a vedere, a leggere i gol – nella mia mente nera. Era un alternarsi di gioia, scoramento, coraggio, speranza e amore a ondate – Burgnich, Riva, Rivera. Che bella partita – giocavo persino io. Sentii l’esistenza degli altri intorno a me – le loro sensazioni tra gli interstizi del mio muro – fui con loro, con i miei coetanei che tifavano Italia e Giovanna. Provai emozioni, persino sentimenti, roba semplice, nulla di eletto – ma con quale grazia presero il posto di ciò che non posso nominare, ne mai nominerò, anche se lo conosco bene. Laggiù entravano luce, colore, voci. Gol!
Tags:
GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

  • 1
Successivo

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *