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Harry ti presento Selfie

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In principio era il selfie, che è come l’autoscatto, ma se dici selfie fa più figo e lo puoi condividere su Twitter, su Facebook e su Instagram. Le frontiere del selfie erano vaste, c’era chi se lo faceva con gli amici, chi dopo aver scopato, chi chiuso dentro un frigorifero. Poi è arrivato il bikini bridge: fianchi scheletrici che sottendono elastici di slip sopra le valli edeniche di pance piatte, lisce e abbronzate. E sotto quell’elastico: ombre di desiderio, insellature pubiche, monti di venere, miraggi da canicola. Ma ogni selfie – è il suo destino – ha vita breve. Irrompe il belfie. I social network si riempiono di callipige sirenette. Piovono culi: sexy, moderni e pratici – come ebbe a dire la divina Carlà – giovani e d’antan, forse, qualcuno, anche un po’ D’Artagnan, non perché triplo, ma perché sfrontato, guascone, combattivo. Non manca quello colto, il belfie Adelphi.
È il canto del cigno del cellulare alla mano. Arriva il dronie, l’autoscatto con uso di drone: una via di mezzo fra “Operazione Desert Storm” e “Harry ti presento Selfie”. Tra un po’ il selfie ce lo scatterà direttamente Google Earth. L’omino giallo farà ciao con la manina, sempre sperando che non faccia le corna.

Image courtesy of bplanet/FreeDigitalPhotos.net

Stefano Bandera

Nato nel ’63, è scrittore nella vita e cosmonauta nell’arte. Ha pubblicato una quindicina di libri per bambini e ragazzi, uno dei quali, Il primo libro dei mostri, ha anche vinto un premio. Nel suo e-book Acqua su Marte, le due anime - di scrittore e cosmonauta - si sono finalmente riunite. Non fa versi e stira le camicie mentre medita Nietzsche.

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