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Cose d'Irlanda

Quando i Celti invasero l’Irlanda. [Cose d’Irlanda #3]

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Uno dei punti chiave della storia d’Irlanda è l’invasione dei Celti. Iniziate a parlarne con chi arriva a visitarla, ma pure con la maggioranza degli irlandesi ed annuiranno. Del resto l’imprinting celtico è nelle tradizioni irlandesi: i balli celtici, la musica celtica, le croci celtiche. Il periodo di enorme sviluppo economico  irlandese che iniziò a metà degli anni novanta prende il nome di tigre celtica. Andate al museo archeologico di Dublino, cercate la sala dei reperti celtici e resterete sorpresi: non la troverete. Il punto è che non c’è mai stata una invasione celtica dell’Irlanda.

Una delle questioni forse maggiormente interessanti della storia di Irlanda è data dalla costruzione della sua identità. Tutto inizia il primo gennaio del 1801, quando il Re Giorgio a seguito del cosiddetto “Act Of Union” chiude il parlamento irlandese, e si forma il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda. Da questo punto di partenza inizia un movimento culturale, che prende il nome di Celtic Revival, che serve agli Irlandesi a definire una propria identità, oramai cancellata da secoli di dominazione britannica. Prima di metà 800  i celti non sono mai nominati, non esistono nella cultura irlandese.

È da molto che gli archeologi dicono che in Irlanda non si sono trovati reperti tipici dei Celti, che peraltro non erano un popolo, ma si tratta di un termine che definisce i popoli del Centro e Nord Europa dal quinto secolo in poi. In Irlanda però i reperti che si trovano in abbondanza nel resto d’Europa, ceramiche, spade, sono presenti in numero estremamente limitato. Non si trovano ad esempio i cosiddetti “Chariot Burial”, sepolture nelle quali il defunto veniva sepolto assieme al carro e alle volte ai cavalli. Dei dubbi espressi dagli archeologi si inizia a parlare solo adesso, prima sono stati censurati e criticati, proprio perchè si scontravano con la costruzione identitaria irlandese.

Come si giustifica allora la tradizione celtica, la lingua celtica, la cultura celtica. Sono tutte invenzioni? No, non lo sono. In Irlanda è arrivata la cultura celtica ma non sono arrivati i Celti. Sembra un paradosso ma è appena tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo che, anche seguito delle conquiste coloniali, si afferma una visione per cui lo sviluppo culturale può derivare solamente da un’invasione. In Irlanda invece la cultura caratteristica del Nord e Centro Europa è arrivata attraverso le persone che arrivavano sull’isola senza che ci fosse una conquista.

Un altro aspetto interessante è l’assenza di documenti scritti prodotti dai Celti. La loro cultura era basata su una tradizione trasmessa oralmente, dai druidi. Ne consegue che i Celti possono essere raccontati, adattati a quello che si vuole dimostrare o propagandare, ed infatti spesso nella storia moderna sono stati utilizzati.

Ci sono due esempi molto significativi, il primo riguarda un movimento sorto negli Stati Uniti nel 1994, la “South League”, un movimento suprematista bianco che voleva l’autonomia degli stati del Sud. La base fondativa era una teoria secondo la quale i Celti erano arrivati in quella parte e lo scontro tra Sudisti e Nordisti non era che il riproporsi dello scontro tra Celti ed Inglesi.  L’altro esempio è molto più vicino a noi e riguarda la Lega Nord. Anche in questo caso i Celti sono stati usati per poter definire una identità comune in tutta la cosiddetta Padania. Il Sole delle Alpi, adottato come simbolo del partito dei primordi è noto anche come “Rosa celtica”.  Tutti ricorderanno il rito dell’ampolla con l’acqua del Po.

Tornando all’Irlanda questa costruzione identitaria non ha riguardato un partito ma un’intera nazione entrando perciò prepotentemente nella cultura, nell’educazione, come elemento fondativo. Ci insegna però come, e vale in qualunque paese, la storia andrebbe lasciata agli storici e non alla politica ed alle ideologie.

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FULVIO ROGANTIN

Sono triestino di nascita, dublinese di adozione. L’amore per Joyce nasce quando nel 1993, a Trieste, assisto alla lettura integrale dell’Ulisse, durata circa 30 ore. 4 anni fa mi trasferisco a Dublino per fare l’informatico. Inizio, per passione a fare dei tour Joyce. La mia vita cambia, ora, messa da parte l’informatica se non per alcuni progetti culturali, sono guida nazionale ed è oramai un lavoro a tempo pieno.

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