Caro Presidente Mattarella, mi creda non se ne può più di Marzio Breda. Per carità, ottimo, attento e misurato giornalista. Ma non se ne può più del rito giornaliero che ci obbliga, al fine di conoscere il Suo pensiero, le Sue emozioni, le Sue strategie, a consultare il resoconto di informati frequentatori delle stanze del Palazzo. Avrà notato che anche il Papa ormai da tempo si avvale di Twitter per farci partecipi del punto di vista del Vicario di Cristo.
Sono trascorsi due mesi da quanto i Suoi concittadini hanno fatto sapere democraticamente come la pensano e ciò che vogliono. Sta a Lei, come dice la Carta, operare una sintesi e indicare al Parlamento una ragionevole soluzione di governo.
Un compito immane, visti gli orientamenti prevalenti e geograficamente delocalizzati espressi dagli Italiani, la bocciatura senza appello di chi aveva retto le sorti del Paese per un’intera legislatura, la difficoltà degli attuali leader ad assimilare spirito e comportamenti di un sistema largamente proporzionale.
Di fronte a un quadro politico di inusuale complessità, alle preoccupazioni crescenti dei partners, degli osservatori e degli investitori internazionali e sull’orlo di una grave crisi sistemica, se la memoria non mi inganna, Lei caro Presidente Mattarella nelle ultime lunghe e tormentate settimane, ha fatto sentire la Sua voce un’unica volta (peraltro per annunciare un week end di riflessioni). Per il resto, si veda il Marzio Breda di turno.
Nel tempo, abbiamo avuto Presidenti notarili, esternatori, decisionisti, interventisti, e così via; il tutto naturalmente nel pieno (quasi sempre) rispetto delle prerogative che la Costituzione riconosce alla massima Autorità dello Stato, anche per svolgere ruoli di supplenza del sistema dei partiti. Ci sembra tuttavia che un prolungato e, direi ostentato, silenzio, benché espressione di riservatezza e di discrezione, non possa che accrescere il disorientamento e la diffidenza con cui la gente guarda alle cose della politica. Il silenzio, lo sa bene, lascia spazio al chiacchiericcio dei talk, alle esercitazioni quotidiane dei retroscenisti (che brutto neologismo!) e alle dichiarazioni fantasiose di presunti leader in cerca di una definizione del proprio ruolo.
Mi ascolti carissimo e stimatissimo Presidente: dopo il rapido giro di consultazioni del prossimo lunedì si prenda qualche ora di tempo e martedì sera, come si dice ‘a reti unificate’, parli agli italiani, Con parole semplici e da tutti comprensibili, dica come vede le cose e cosa intende fare. Questo, la gente si aspetta da Lei. Questo Lei deve a tutti noi come Primo Cittadino della Repubblica Italiana.
A reti unificate Mattarella Quirinale