Meu amor, quanto mi manchi. Te lo dirò da lontano, dalla mia oscurità in cui avverto flebile la tua voce, sempre.Te lo ripeterò diciassette volte, che la morte esiste e l’amore no, che il pensiero gira e gira ma non trova porte né finestre. La sabbia, un granello sull’altro, forma inutili coni che si reggono forse sulla cima e non sul fondo, come le vite inquiete che viviamo. Ghirigori nel nulla, misteri siamo io, te, tutti. Senti come canta la morte? Non sapremo mai come fosse quella vita che ci è stata tolta, come sarebbe stata l’Italia…
Sappiamo solo che le vertebre s’incrinano nel nostro dorso pignolo e dolente, nell’atto dello scrivere per così tanti giorni. Non perché, come dice Fernando, il poeta sia un fingitore: il dolore che sentiamo è sincero ed anche il sentimento che ci lega e ci slega volatile, lo è. Siamo nebbia che nasconde sinfonie viaggianti. Ti ricordi Antonio, a Parigi, le corse e le foglie sul viso…? Lo so che Fernando non concorda ma vivere, per quanto intenso, non è necessario, solo scrivere lo è. In fondo nel buio che stiamo attraversando, c’è un preciso disegno che tu hai svelato: la sopraffazione, l’autoritarismo incombente, acquattato e pronto -di nuovo- al salto nella storia. L’oca è al passo. L’incubo di Tristano, la cancrena, ci divora senza speranza, ja. Inutile gridare come è bella la tua Europa, Antonio mio, come volano le confederazioni di anime nei venti freddi, nelle correnti marine, nei quartieri. Tu vedi, conosci il perché delle autobiografie altrui, l’essenza delle città, gli accordi della malinconia. Se il dolore per chi dal mare non tornerà, il sopravvento del cuore sulla ragione, è femminile, mi domando come tu possa essere Fado. In te cuore e ragione si equivalgono, amato lusitano di toscana e così sei Fado, nelle mani calde e nel pensiero. Ma tornerai? “Il mare è amico mio e io canto per lui, le canzoni che il vento si porta con sé”… Mi mancherai sempre Antonio ma guarderò al futuro, perché non sono Pereira: quello eri tu quando parlavi al mio ritratto. In te l’essenza del giusto, il dolore della coscienza, la vita che hai vissuto per noi, scrivendo.