Mancano pochi giorni e dovete correre al Museo Bilotti, bellissima palazzina dentro Villa Borghese a Roma, prima che la mostra di Silvia Codignola chiuda, dopo una lunga proroga imposta da un grande successo. Autobiografia della madre, è il titolo che unisce quadri di grandi e piccole dimensioni e sculture che, come una vera narrazione, portano altrove, in un’intimità sospesa e impronunciabile. Perchè non c’è nulla di più denso e fuori dal tempo del legame materno filiale, e allora ecco la vicinanza, il toccarsi dei corpi, l’appartenenza che culla e veglia. Sono dipinti essenziali, collocati in un vuoto di orpelli, i visi accennati. Sono pose ancestrali e naturali, immerse in colori morbidi e sfumati.
Non c’è null’altro che l’assoluto, a Codignola non appartengono le descrizioni e i dettagli ma la nudità dei sentimenti espressi con pudore raro e immersi nel nulla perchè nulla conta oltre ciò che conta davvero. E anche quando il figlio non c’è nei quadri, e si fronteggiano madre e padre o madre e madre separati da un lungo tavolo scarno, continua, per chi guarda, la sensazione di ritrovare la vita come dovrebbe essere, non spersa in sciocchezza e sovrabbondanza ma ritrovata nel suo valore più profondo.