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UNA BUONA MADRE

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In Irlanda, sotto l’egida della Chiesa cattolica e dello Stato, furono *56.000 le donne tenute in “prigionia” perché rimaste incinte senza essere sposate. Tra il 1922 e il 1998 le ragazze madri e i loro bambini furono segregate, con l’assenso delle loro famiglie, nelle cosiddette “Mother and Baby Homes“: luoghi di detenzione in cui le giovani venivano fatte partorire. I neonati venivano strappati dalle loro braccia per essere affidati a genitori più “meritevoli”. Catherine Dunne, scrittrice irlandese di grande rigore (Il suo romanzo d’esordio fu “La metà di niente” 1998), racconta la storia di alcune di queste ragazze, a partire dagli anni ’60 ai giorni nostri. Secondo l’opinione comune, bigotta e oscurantista, le giovani che venivano ingravidate al di fuori del matrimonio, non erano “buone madri”. Il calvario delle ragazze viene ripercorso ora per ora, giorno per giorno, il disprezzo da parte delle suore, dei preti, delle alte gerarchie ecclesiastiche è implacabile: loro sono “perdute” per sempre e il frutto della loro vergogna va estirpato a tutti i costi. La Dunne dà voce ad alcune di loro: Maeve, Eileen, Joanie, alternando le loro vicende nei capitoli, dilatandole, allargandole nel passare degli anni fino a formare una immensa coperta di patchwork dai colori vivaci. Nonne, madri, figlie, nipoti: tutte con lo stesso destino. E poi c’è Betty, una voce fuori dal coro, che non ha avuto una vita sfortunata come le altre, ma un matrimonio lungo e armonioso con il buon Jack. Anche se ormai anziana, vedova e sola nella casa di Dublino, le sue sagge riflessioni – nei capitoli a lei dedicati – sono le più argute. Dei sei figli avuti con Jack, solo Tess è rimasta vicina: la maggiore, quella che l’ha aiutata a tirar su gli altri. Tess, che non voleva diventare madre, e invece ne ha messi al mondo due: Aengus il riflessivo e Luke l’irresponsabile. Le vicende di tutte (perché questa è una storia di donne, gli uomini sono quasi sempre colpevolmente assenti) si intrecciano in modo inaspettato con colpi di scena imprevedibili. Un romanzo lungo (352 pag.) che ci angoscia e ci sorprende per l’insostenibile crudeltà del mondo e al tempo stesso ci riempie il cuore per le fibre forti di cui sono dotate loro, le protagoniste, decise a difendere la loro maternità, se vogliono e alle loro condizioni. Non a quelle degli altri.
Una buona madre di Catherine DunneGuanda 2022 – traduzione di Ada Arduini
* Nel 2017 i corpicini di 800 neonati vennero ritrovati sepolti in una cisterna sotterranea nella Contea di Galway

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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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