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Storia

Vita e morte di Mikhail Borodin, rivoluzionario

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Mikhail Borodin

 

Tra coloro che hanno letto ‘I conquistatori’ di Andrè Malraux (1928), romanzo-resoconto sui moti popolari di Canton contro la dominazione europea, non sono molti a conoscere la vita di uno dei protagonisti citati nel libro, l’agente bolscevico Mikhail Borodin (1884-1951) vale a dire l’ebreo russo Mikhaïl Gruzenberg, che fu il principale animatore della rivoluzione nazionalcomunista in Cina, dalla formazione del Kuomintang fino alla rottura tra il Partito comunista cinese e i nazionalisti di Chiang-Kai-chek.

Borodin era nato a Vitebsk, in Bielorussia. Si legò a Lenin fin dal 1903, subì gli arresti della polizia zarista, espatriò negli Usa e fondò una scuola per emigrati russi a Chicago; nel 1917 tornò in Russia e fu inviato come agente del Komintern in Scandinavia, Messico, Spagna, Turchia e Inghilterra dove ricostruì le organizzazioni dei partiti comunisti. Nel 1923 Borodin è in Cina meridionale e diventa consigliere di Sun Yat-sen garantendo al leader nazionalista l’appoggio dell’Urss contro i ‘signori della guerra’.

Con grande efficacia Borodin bolscevizza il Kuomintang dotandolo di un apparato militare nazionalista con la creazione della Accademia di Whampoa sostenuta da consiglieri sovietici come il generale Vassilii Blucher, e comandata dal 1925 dal generale Chiang Kai-chek, subito dopo la morte di Sun Yat-sen. Chiang terrà fermo in un primo momento alla alleanza con il Partito comunista cinese con l’obbiettivo di realizzare l’unità del paese riprendendo il controllo della Cina centrale e del Nord.

Ma nel 1926 si verifica una prima rottura all’interno del Kuomintang con l’arresto dei consiglieri sovietici da parte dei nazionalisti, timorosi di qualche colpo di mano. Borodin fa di tutto per evitare la rottura con Chiang Kai-chek, per una iniziativa comune, ma nel marzo del 1927 Chiang rompe l’alleanza con il Partito comunista e passa alla eliminazione dei suoi uomini a Canton e Han chou. Malgrado la repressione l’Urss continua a sostenere Chaing Kai-chek, mentre Borodin prova ad appoggiare il governo creato a Wu han da Wang Hi Wei, oppositore di sinistra dentro il Kuomintang. E’ richiamato a Mosca.

E’ in odore di ‘zinovievismo’, ma sfugge alle purghe degli anni Trenta e gli viene comunque affidata la direzione della agenzia Tass dal 1932 al 1940. Nel dopoguerra, Borodin sarà coinvolto nella campagna lanciata dal regime sovietico contro il ‘cosmopolitismo sionista’ nel pieno della guerra fredda: arrestato alla fine del 1949, finirà i suoi giorni in un campo di lavoro forzato a Irjutsk in Siberia.

 

DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

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