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Musica Racconti

6 gennaio Auguri ragazzi!

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Paolo Conte - Adriano Celentano

Uno nasce ad Asti e l’altro a Milano. Nel 1937 il primo, l’anno dopo l’altro. Di questo se ne conosce anche l’indirizzo, via Gluck 14.
Il primo proviene da famiglia agiata, diventa avvocato, esercita e arriva al concorso di notaio. L’altro poco più che emigrante, con la famiglia che parte da Foggia in cerca di lavoro, arriva appena alla licenza elementare. La mamma ha superato la quarantina e pensa che la pancia gonfia sia una malattia terribile, invece nasce Adriano. Comincia a fare l’orologiaio e origlia con interesse il rock and roll che arriva dall’America.
Anche Paolo s’ispira alle musiche nuove d’oltreoceano ma a lui piace il jazz e lo suona al piano. È un personaggio con un aplomb inconfondibile, grande classe, raffinato nelle sue musiche, arrangia quelle degli altri e molte colonne sonore. Adriano da solo non fa quasi niente, ha bisogno di avere gente intorno; secondo lui – da meridionale – i fidati sono solo i familiari. Ma la combriccola sarà composta anche da grandi artisti sconosciuti che, come lui, diverranno famosi. Paolo ci mette parecchio prima di interpretare le sue canzoni, parole e musica, ma quando lo fa diventa un fiume in piena, è il 1974. Adriano invece, già nel 1957, debutta a un festival del rock’n’roll a Milano in gruppo con Tenco, Gaber e Iannacci.
Nel 1970 presenta la sua bellissima moglie al Festival di San Remo, con Claudia cantano “Chi non lavora non fa l’amore” e vincono. Avranno tre figli. Paolo sposa Egle e non avranno figli. Infine i due eroi si incrociano, e Paolo scriverà per Adriano qualche canzone. Sono entrambi creatori, di un modo diverso di fare musica e, a più di ottanta anni, compongono ancora per sé e per altri grandissimi artisti. Una è proprio speciale, Mina.
C’è un altro che mi sta a cuore ricordare, che nasce il 6 gennaio, ma del 1944 ad Andria. Non è un cantautore, è solo testimone e grande estimatore della produzione dei due giganti. Quando, nel 1968, scoppia come una bomba “Azzurro” (clicca qui), composta da Paolo Conte e portata all’enorme successo da Adriano Celentano, lui aveva appena comprato a rate una 500 blu con gli sportellini antivento, radio e mangiadischi estraibili. Abbassava i finestrini, alzava al massimo il volume e girava la Versilia cantandola con passione del cercatore di cose speciali.
È sempre bellissima questa canzone, ma, più di cinquant’anni fa, l’estensore di queste righe che allora era un giovane paracadutista dal cuore impavido, se la viveva come più che bellissima. E ora si pavoneggia ogni anno a condividere con Paolo e Adriano un giorno speciale, il più speciale della costellazione del Capricorno, secondo lui.

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ANTONIO QUAGLIARELLA

Pugliese del ’44, una decina d’anni in ogni provincia e, partendo da Lecce, ha emigrato nel 2003 in Lombardia. Proprio l’anno del grande caldo, con questa regione in testa per il maggior numero di anziani sopravvissuti. Sempre nel campo finanziario, ha smesso (fortunatamente) di dare consigli il 30 aprile del 2013. Servizio militare assolto con gioia e onore nei Parà, la Toscana gli entra nel cuore in quel periodo, era 1968. Non resiste per tanto tempo a niente e a nessuno, quando ha potuto farlo si muove di conseguenza, riconoscendosi il merito di saper vivere con piacere in contesti molto complessi e diversi e questo sin da bambino. Ogni volta prova la stessa sensazione di avere di fronte una vita nuova di zecca da scoprire e questo gli moltiplica le forze. Viene cooptato nel Rotary International e si merita la Paul Harris Fellow, appena prima che istituissero il numero chiuso per i terroni. Questo continuo frazionamento di vita lo porta alla convinzione che l’ultima persona vicina non potrebbe mai avere sottomano una storia completa (quasi) della sua vita. Così comincia a scrivere. Ne fa le spese, di questo fiume di inchiostro, La Rivista Intelligente e la sua “mamma” Giovanna. Essere sé stessi sempre, qualche volta anche juventino, ha un prezzo da pagare. Solo una donna sempre al suo fianco, dai tempi della migrazione e l’accoglienza, continua a fargli sconti e a dargli credito e lui l’ha legata a doppio filo alla sua vita, ormai finalmente stanziale.

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