Caricamento

Digita la ricerca

Società

A Sarri allenatore omofobo

5.745 visite

Maurizio Sarri visto da Stefano Navarrini

 

Caro Sarri, allenatore del Napoli in testa alla classifica…

Anzi no, caro è troppo.

Gentile Sarri, no, non va bene, gentile proprio no.

Distinto Sarri, nemmeno questo epiteto è calzante.  Chi è persona distinta, non può essere triviale.

Uomo SARRI,

le scrivo questa lettera riguardo al fattaccio (in cui lei era già caduto quando allenava l’Empoli) avvenuto sul campo di calcio del San Paolo che lei presiede, tra migliaia di tifosi che la inneggiano e centinaia di migliaia che l’hanno vista in tv in diretta durante la partita e che hanno ascoltato le sue patetiche scuse nell’intervista avvenuta nel post partita. Dare del frocio e del finocchio alla sua controparte Roberto Mancini, che manco parlava con lei, è scadere nell’insulto più bieco, antipatico che esista.

Lei si è giustificato con il nervosismo per la partita persa, l’adrenalina e la foga del momento non capendo che è proprio in quei momenti che si misura un uomo, la sua civiltà e il rispetto che deve. Ha invocato il silenzio che il calcio usa per mantenere il suo stato primitivo e connivente, un po’ mafioso, mi permetta. Ha, come tutti fanno quando accusati di omofobia, esibito di avere amici omosessuali, come fosse il viatico per la sua innocenza. E benissimo ha fatto Mancini a denunciare pubblicamente la sua rozzezza e chiusura di mente, manifestando una posizione più aperta e ineccepibile.

Questo mi sento di dirle, lei rappresenta proprio quell’italiano medio che usa ancora frocio e finocchio, due parole di una sgradevolezza e razzismo senza pari, uguale a sporco negro, come insulto spregevole. Considerando gli omosessuali come feccia, pur sapendo benissimo che la serie A ha fior di campioni gay. La sua cecità verbale è frutto di una mentalità da caserma, nella sua testa lei è rimasto agli anni ’50 dei Comizi d’amore di Pasolini.

Allora le chiedo, al pari dei giornalisti di mezzo mondo, di scusarsi davvero pubblicamente, chiaramente e senza tentennamenti nei confronti di Mancini e soprattutto nei confronti dei milioni di italiani gay che stanno lottando per i propri diritti, calpestati in questo paese dove persone come lei contribuiscono a tenerli sotto il giogo dell’irrisione.

E se lei fosse persona vera e sinceramente pentita di essere stata scurrile e irrispettosa, tanto più nel mondo dello sport che si fregia di essere portatore di valori giusti, dovrebbe umilmente andare in piazza il 23 gennaio e appoggiare in modo manifesto la sua presa di coscienza. Sì, proprio accanto a quegli uomini e donne che lei considera di merda, mostrando di aver capito e facendo uno scatto in avanti. Esattamente ciò di cui ha bisogno una nazione intera che fa parte dell’Europa ma senza legge sui diritti civili ne è ai margini.

Forza uomo Sarri, ce la può fare.

Sua Valeria Viganò (giornalista, scrittrice, ex-calciatrice e lesbica dichiarata)

Tags:
VALERIA VIGANO'

Nata a Milano nel 1955, vive tra Roma e Capalbio. Scrittrice e giornalista, docente di scrittura creativa. ha pubblicato Il tennis nel bosco (Theoria ), Prove di vite separate (Rizzoli ), L’ora preferita della sera (Feltrinelli), Il piroscafo olandese (Feltrinelli), Siamo state a Kirkjubaerklaustur (Neri Pozza) La Scomparsa dell’Alfabeto ( Nottetempo). Ha scritto per il teatro e la radio. E’ consulente editoriale e traduttrice. Chief Editor LRI.

  • 1

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *