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Storia di Claudina e Carlino

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Giuseppe Biasi - Sposalizio a Nule

Claudina aveva i capelli di more, gli occhi come prugne mature, la bocca di melograno. Claudina aveva un segreto nella pancia. Claudina non aveva né padre né fratelli a fare la vendetta. Claudina lanciò un urlo forte sperando che l’eco lo portasse a valle per chiedere soccorso, ma l’uomo la soffocava fin quasi a morirne. Quando potè rialzarsi sciacquò sangue e muco alla fonte di Santa Vittoria, rimasta muta e cieca nel momento del bisogno. Claudina fece crescere il suo segreto fino a quando non fu segreto più e, al tempo della festa di Santa Vittoria, anche Padre Beppetto vide che la Madonna e i Santi niente potevano fare, disse bugiarda alla Santa che nega il soccorso alle sue donne. Le stesse che alla messa della domenica circondano Claudina come mura a protezione. Nessuno osi dare dei giudizi: se Santa Vittoria ha assistito ed è stata muta, che nessuno si azzardi a dire. Quando il frutto sarà maturo si staccherà.

Invece sono frutti, come si scopre quando si compie il tempo e Claudina attraversa le acque. Lo sconosciuto che ha riempito il ventre di Claudina le ha dato due tizzoni che non si spengono neppure attaccati al seno. Fanno a gara, le donne, a tessere e filare e fare il pane che non manchi niente a far crescere le creature. Tre feste passarono e Santa Vittoria, fra i cesti delle arance, vide crescere i figli di Claudina che non chiedeva altro che un uovo fresco a testa e il grano per il pane. Si vede che non era il tempo per Claudina di vivere le sue primavere perché perse i due tizzoni per una febbre che non si sa, neanche le benedizioni di Padre Beppetto, nemmeno sotterrare le lacrime davanti alla Santa.

Ogni volta che veniva il tempo di un’altra festa pensava che il suo sarebbe passato a intrecciare cesti e confettare olive. Ma le feste erano fatte per i baggiani che cercano mogli e Claudina vedeva Carlino, vestito di fustagno, con gli stivali lucidi, sul cavallo. Carlino che percorreva le strade fiero, a cavallo, e le ragazze andavano ad ammirarlo come api al miele. Faceva il vaccaro per Don Vittorino, Carlino, e non sapeva né leggere né scrivere, ma sapeva far di conto. Faceva crescere i beni di Don Vittorino, prosperavano le vacche e i terreni. Don Vittorino non aveva avuto in dono figli perché, dicevano, quel nido di vipere che gli erano parenti lo avevano maledetto, dato che si era sposato la serva, perciò si prese Carlino a figlio d’anima. Diede tutti i beni in mano a Carlino, che era baggiano e per le feste lasciava le fattorie e le vacche e se ne andava a cercare moglie in paese.

Quella volta Santa Vittoria non si è imbrogliata e ha lasciato che Claudina fosse chiesta da Carlino. Claudina a nessuno chiese il permesso di sposarsi, perché lei Carlino già lo aveva scelto tanto tempo prima. Solo a Padre Beppetto disse il giorno dello sponsorio, ed era il giorno della morte dei suoi bambini, perché voleva che un giorno di tristezza fosse tramutato in festa. A Carlino non importava che due tizzoni l’avessero già incendiata anzi, voleva vedere quello stesso fuoco nei begli occhi di prugne mature. I suoi invece erano color del cielo dopo il maestrale. Glieli aveva lasciati un suo nonno, venuto dall’oltremare.

Questa storia è vera e si dice che Carlino avrebbe steso un tappeto di rose per Claudina che divenne vecchia vecchia e tutti la chiamavano Mammai Claudina in segno di rispetto.

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ROSSANA CAU

Vive in Lombardia ma la sua anima resta profondamente sarda. Mantiene le sue radici e ne scrive. È admin e membro della redazione per la pagina facebook de LaRivistaIntelligente e ne coordina tutti i contenuti in pubblicazione.

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