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Algoritmo

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Immagine di Roberto Calvino

Trascorse la propria vita a Baghgad, al-Khuwarizmi Muhammad ibn Musa, matematico, astronomo, astrologo e geografo persiano, vissuto tra 780 e 850 circa. Mai avrebbe immaginato che nel secondo millennio il suo nome, deformato da un traduttore, avrebbe dato origine ad un termine diventato virale: algoritmo.
Algoritmi per fare una ricerca sul web, per trovare l’anima gemella, per prenotare un hotel, per cercare lavoro, per promuovere la propaganda elettorale, per vendere, per acquistare, e si potrebbe continuare per chissà quanto.
Molte persone conoscono i meccanismi che sottendono le informazioni offerte dalla rete e sanno ben destreggiarsi, valutando, soppesando, verificando, coscienti che gli algoritmi sono fatti su misura per soddisfare solo apparentemente i loro interessi, in realtà per raggiungere altri fini.
Ma ci sono purtroppo utenti che possiedono scarse capacità di discernimento, impreparati a fronteggiare tecniche di persuasione sempre più sofisticate. I dati diffusi da una ricerca effettuata dalla Stanford University condotta su 7.804 studenti in 12 Stati, tra il gennaio 2015 e giugno 2016, sono allarmanti: le capacità critiche dei giovani nel saper vagliare le informazioni tratte dalla rete, sono decisamente insufficienti.
Un rapporto acritico con il web è un problema non solo per scelte consapevoli ma anche per la democrazia, soprattutto quando le informazioni sono inquinate da bufale costruite ad arte.
Umberto Eco osservava nel 2004 che “la cultura è anche capacità di filtrare le informazioni”; ma oggi, a differenza del passato, c’è chi le filtra per noi in modo personalizzato, perché i gusti, gli orientamenti politici, le inclinazioni sono noti a chi costantemente tiene sotto controllo la navigazione nel web.
Nelle ricerche, nelle bacheche su facebook troviamo sempre più informazioni che sostengono il nostro punto di vista, i nostri desideri. L’essere continuamente assecondati rafforza le nostre opinioni, rendendo problematico il confronto con chi pensa diversamente. Per chi non è abituato al rispetto dell’altro e al pensiero argomentativo, gli orizzonti anziché allargarsi si restringono.
La deriva dell’insulto, nei social, è a portata di mano, il punto di vista dell’interlocutore viene demolito con l’offesa e la maldicenza.

A – http://www.pensierocritico.eu/manipolazione-mediatica.html

B – http://www.informatica-libera.net/content/gli-algoritmi-di-internet-ci-stanno-danneggiando-con-la-personalizzazione-su-misura

C – https://ed.stanford.edu/news/stanford-researchers-find-students-have-trouble-judging-credibility-information-online

D – https://www.unipi.it/index.php/news/item/7334-la-cultura-e-anche-capacita-di-filtrare-le-informazioni

E – https://it.wikipedia.org/wiki/Algoritmo

(Per aprire i link fare click sulle maiuscole in rosso) 

 

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ROBERTO CALVINO

Ha conseguito la laurea in lettere moderne, discutendo una tesi in storia della critica d’arte con Maria Luisa Dalai Emiliani. Ha collaborato con Roberto Leydi e Michele Straniero su temi riguardanti la cultura delle classi subalterne. E’ stato corrispondente dall’Italia per “La strada”, rivista pubblicata in Olanda. E’ stato docente di lettere nella scuola secondaria. Principali mostre a cui ha partecipato con lo pseudonimo di Felix Danton o con il proprio nome: Echi Urbani, Amarillo Art Gallery Reggio Emilia 2009; Immagina Arte. Reggio Emilia, 2009; San Quirico D’Orcia. Palazzo Chigi. Demone a ciascuno il suo sogno, 2010; Cortecce e Simmetrie. Sestante, Gallarate 2011; Carù. Parole suoni immagini. Riflettere. Sacrestia della chiesa monumentale di San Marco, Milano, 2012; Rive gauche/ droit en Anniviers, Festival dédié à la photographie d'auteur et de montagne. Grimentz, 2012; Da legno a segno " Spazio Ostini, Cuirone, 2014; 15 ème festival européen de la photo de nu, " Corps et texte ", Arles, 2015; Dalle parole alle immagini, dalle immagini alle parole, Gallarate, spazio Carù Museo Maga, 2017.

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