Là, nel bosco scuro, sembrano alti alberi sagome d’ombre, vite alla finestra ormai passate, ma fuori, dove tutto è ampio, è persino calma di fogliame sopra terreni d’inverno nuvole, nastri bianchi illuminati da raggi di respiro e di speranze nel fresco del mattino un’alba danza un sospiro.
mi sento come sequestrato a tratti, come in un nefasto trambusto della minuscola vita di trincea oppure sento da me il distacco che stravolge e sfrena il difetto della macchia, l’ombra della strada e poi, tutto ricomincia dietro la porta che per errore ho chiusa.
Ho imparato presto a camminare sulla scacchiera a me contraria. Ho visto nella spirale l’imbarazzo per una vita che per dissimmetria ho dimenticato. Ho visto te nutrice di astri, e in me, la moltiplicazione di speranze indomabili come sospiri. Ho imparato la parola, rarissima perla carica d’aroma.
Corpo svuotato, fermo, tracciato dentro da invisibili tremolii, dove fradicio l’umore, scola l’anima sul pavimento e la disperde nel momento che si cela. Dentro, una bufera è nella selva smagrita e l’alba, che negli occhi recide una crepa in un’aria che osa aprire un varco tra le vene, gli intrecci di nebbie assiepate come ombre […]
Ho il cuore che batte forte sulla gola come col bastone si batte sulla legna; l’ansia si rivolge a me, astuta, mi muove come un fuscello al vento di maggio come sugli alberi lasciati soli a invecchiare nel tempo, mentre la mia anima è dispersa, dove? Nulla è più vasto dell’infinito che varia, […]