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Costumi

Bra, reggipetto per tutti

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Illustrazione ©Stefano Navarrini

 

L’intimo è importante. Te devi mette ‘n reggipetto cor pizzo, che luccica, cor feretto che te strazzia e carni, a barconcino o pusciap, con rinforzino, quello che arza e separa, quello che strigne unisce, senza er cavolo der rinforzino, e quann’è er dunque, appena too sganci, senti a libberazzione daa respirazzione, la cassa toracica che si espande, un senso quasi di dolcezza sotto la tetta, di aria, di riposo. I merchandising di intimissimi e Victoria’s Secret sorriderebbero: l’intimo è importantissimo, imprescindibile. E stai dritta diobò!

Lo scopo? Che si veda sto davanti addiscposizzione, ma non troppo, però si sappia che c’è.

 

Qual è il problema?

Che, se copri, non sai cosa c’è sotto?

Capisco la mutanda, ha un suo perché di praticità: laviamo meno centimetri di stoffa, laviamo spesso. Ce posso sta. Ma il motivo di coprire le tette, per dire, di una che porta la prima o la seconda, qual è? La turgidità del capezzolo? La larghezza dell’areola mammaria?

Quelle che conosco abbastanza da aver fatto questo discorso lo mettono o imbottito o push-up a balconcino, tipo: prometto più di quel che mantengo. Come se il petto fosse una parte che condiziona il prezzo. I cavalli hanno i denti, le femmine le tette.

Io, che so’ ‘na quarta abbondante, tendo invece all’invidia dello scarso ingombro in un sogno amazzonico di libertà personale.

Poi c’ho l’amiche quinta, sesta, anche ottava, delizia dei (delle) loro partners, che patiscono l’evidenza dell’enfasi ghiandolare e poco condividono l’entusiasmo che le circonda. Per loro c’è una ditta apposta o le brassières sportive, e al dunque una sorta di obbligata verecondia per la grandezza del loro petto. Perché del petto ci si vergogna e si va fiere al tempo stesso.

Su di esso, croce per chi ce l’ha e delizia per chi lo accarezza, vige il solito atto consolidato di potere: non vale la stessa legge che governa il comportamento sociale dei maschi. La femmina deve stare scomoda e stretta.

 

Li abbiamo visti, e non fate finta di no, maschi con tette più grandi di un tot di femmine che correvano a Villa Pamphyli con tranquilla nonchalance a torso nudo. Ci siamo scandalizzate? No. È normale che un uomo grasso vada in giro con la panza e le tette di fuori, camicia aperta sulle pieghe sudate tra un rollo e l’altro: è un’offesa all’estetica, ma non al costume condiviso.

Adesso io vorrei mettermi i calzoncini della tuta e andare nella calura di agosto a torso nudo e correre in giro così. Sì, lo voglio fa’. Uscirebbe un nuovo video cliccatissimo su You Tube. Durerebbe trenta secondi di libertà, prima che io sia atterrata da uomini che custodiscono il senso del pudore.

Perché le donne africane sto problema non ce l’hanno? Mistero. Perché le donne di Bali non portano il reggipetto? Sarà perché non è di nessuna utilità pratica per quasi nessuna attività?

 

Ora la domanda è: se anche i signori taglia prima fossero obbligati dalla convenzione sociale a indossare il cilicio reggipetto per nascondere ed evidenziare, scontornare e vergognarsi di, come sarebbe entrare in metropolitana o andare a fare jogging? Che mondo sarebbe?

Forse sarebbe come quella fantasia in cui uomini mestruati vanno in giro vantandosi di essere in uno di “quei giorni”, un mondo in cui le feste sarebbero benedette dal sangue perché il sangue sarebbe sacro e insprecabile, un mondo di persone libere che prendono la vita di petto.

 

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