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BRIDGERTON

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BRIDGERTON (L to R) REGÉ-JEAN PAGE as SIMON BASSET and PHOEBE DYNEVOR as DAPHNE BRIDGERTON

Bridgerton, fra Grey’s Anathomy e Jane Austen
di Giovanna Nuvoletti

Io l’ho trovato intelligente. Ci si sente la zampata della grande Shonda Rhimes, in ogni particolare. Un fantasy in costume, commerciale, furbetto ma mai idiota. Divertente la trovata dell’imponente presenza dei nobili di colore, ironica e spiazzante, che funge da vero centro di tutta la storia – impagabile il personaggio della regina nella sua eccelsa parrucca. Molto precisa d’altro canto la descrizione della orrenda condizione femminile e di classe, di cui nulla ci viene risparmiato. Anzi, ci ho ritrovato una sadica ma necessaria sottolineatura. Nell’apparente melensaggine Shondistica, spicca la sua solita, feroce, intelligenza. Il meccanismo del plot funziona come il motore di una Ferrari – ronfa sicuro, accelera di colpo, quasi arriva a sorprendere. Il sesso è, ovviamente, alla Grey’s Anathomy, onnipresente, inutile, ma mai volgare. Nell’insieme, una delle meglio cose da trovare su Netflix. Inoltre, la bellezza del viso e del corpo del duca africano vale il viaggio, care signore.

foto di Giovanna Nuvoletti

BRIDGERTON (O SCANDAL?)
di Costanza Firrao

Uscita il giorno di Natale, sontuoso regalo sotto l’albero di Netflix, “Bridgerton” è una serie di cui chi scrive non dovrebbe scrivere. Non è di nicchia, non ha particolari pregi artistici né temi originali, è un incrocio tra il feuilleton e il romanzetto rosa, eppure ci si resta appiccicati come mosche sul miele. Ambientata nella Londra ottocentesca della Regency, racconta le vicende di una numerosa e nobile famiglia: madre vedova e otto figli. Il primogenito, che eredita il titolo di Visconte, diventa il pater familias e alterna rigidità nei confronti delle sorelle e costumi disinvolti con la sua amante. Daphne, la sorella più grande – timida ma determinata – è pronta per il suo debutto in società. Il suo aspetto delicato e i modi aggraziati ne fanno il “diamante della stagione”, soprattutto grazie all’interessamento della regina Carlotta, moglie di Giorgio III, il cosiddetto “re folle”. Assillata da pretendenti ingombranti, la giovane conosce al ballo il Duca di Hastings, uomo ricco e avvenente, circondato da un’aura di mistero e dalla fama di libertino impenitente. Tra i due c’è una immediata attrazione-repulsione con battibecchi e ripicche in punta di labbra, che sfocia però dopo un logorante tira e molla in un accordo segreto, che salverà lei dagli spasimanti sgraditi e lui dai nugoli di pulzelle a caccia di marito.
Con questo e gli sviluppi inaspettati della liaison, la storia sembrerebbe incastonarsi nella tipica cornice romantica delle vicende di Jane Austen: eroine virtuose e appassionate, cavalieri alteri e tenebrosi se non fosse che la serie è sceneggiata da Shonda Rhimes (Scandal, Grace Anatomy, Le regole del delitto perfetto) e coprodotta dalla sua Shondaland. A parte gli ambienti esterni e interni sontuosi – trionfi di verde e composizioni floreali, ville magnifiche, saloni scintillanti e banchetti prelibati; costumi confezionati su misura che accompagnano i caratteri dei personaggi, “Bridgerton” riserva numerose sorprese: molti nobili, compresi il fighissimo Duca (Regé-Jean Page) e la strepitosa regina sono di colore; tutti scopano allegramente (decisamente troppe le sequenze) vergini inconsapevoli comprese (una volta capito il meccanismo dell’atto); le donne, anche quelle votate come da manuale al matrimonio e alla riproduzione, cercano di farlo per amore e non per convenienza. Tutte le protagoniste femminili (escluse due rampolle smorfiose che continuano a fare tappezzeria nonostante gli sforzi loro e della loro madre) tendono a un riscatto dalla loro condizione sottomessa al volere e al piacere maschile, a cominciare da Daphne (Phoebe Dynevor) per finire a sua sorella minore Eloise, antesignana della Jo March di Piccole donne. Ma la vera sorpresa è la donna che tutto sa della comunità in cui vive e che svela con le sue cronache piccanti amori, segreti e inganni: la misteriosa Lady Whistledown che nell’originale inglese ha la voce di Julie Andrews. Ovviamente è prevista una seconda stagione che, immagino, seguiremo in molte.
Bridgerton di Chris Van Dusen – tratto dai romanzi di Julia Quinn – Disponibile su Netflix
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