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Il canto dell’anatroccolo, un romanzo tra destino e favola

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Ecco una frase, un inciso, un accenno di storia che dice tutto, del libro e del suo stile: ai tempi del loro matrimonio, tutto il paese li aveva criticati perché lei aveva dieci anni più di lui. Ora, nella foto sulla lapide, un ventenne in divisa color seppia e una signora dai capelli bianchi in abito a fiori sorridevano felici e noncuranti. E pare già di vederli, di conoscerli da sempre, innocenti e perduti.
Il canto dell’anatroccolo, primo romanzo di Viviana Viviani, racconta storie diverse: di bimbe curiose, adulti incomprensibili, dolci vecchi. Ci mostra persino un cattivo, che noi odiamo subito. Tra favola e tristezze si svolgono e si incontrano destini legati da un filo ambiguo e sognante.
Rosa la bella, Andrea il mite, Anna che lavora in un sexy shop, Alvise che si crede un genio, la strana nonna Angela, i tremendi e banali (forse) Mammapapà, la loro figlia Arianna, che da piccola aveva il potere di vedere gli Oprini. E poi un omicidio, anzi due.
Qualche volta mi è arrivato, l’affetto di mio padre. Arrivava da sopra, qualche volta da un lato, un po’ di sbieco. Immagino che quello di una madre sia tutto intorno, ma io non l’ho conosciuto… confida nel suo diario il gelido e tronfio Alvise.
Nel frattempo gli altri personaggi, che noi amiamo e che sanno amare, si accontentano di raccogliere briciole di sentimenti in esistenze magiche e modeste. Verso la fine, si svela un segreto di famiglia che, invece, è forse un dono mirabile. L’intreccio dei destini si completa, le persone giuste si guardano e si riconoscono – il bene esiste e alla fine è più forte. I sogni sono veri. Il segreto è saper vedere la grandezza nelle piccole cose. Saper immaginare.
Si chiude il romanzo con un sorriso dolceamaro. Vivere è possibile, il suo significato, pur difficile da distinguere, esiste ed è raggiungibile.
E sì, il titolo del romanzo avrebbe dovuto essere Il sesso degli Oprini, come all’inizio immaginava l’autrice. Misterioso, oscuro, inconcepibile come il sesso degli angeli. Ma che, alla fin fine, racchiude in sé la formula – magica, magica davvero – che scorre in tutte le duecentotré pagine, dispettose e dolci, di cui l’eco resta nell’orecchio del lettore.

Il canto dell’anatroccolo di Viviana Viviani. Corbo Editore. Dieci Euro.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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