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Concorso letterario ellerì

Diamo i numeri

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Ieri mi sono accorta che era scaduta l’unica bolletta non domiciliabile, quella dell’acqua. Dall’ufficio postale più vicino, alle ore 10 strabordava sul marciapiede la fila di vecchietti per ritirare la pensione. Mi sono così dirottata verso l’ufficio centrale, però altrettanto invaso. Il mio numero risultava il 237; sul display lampeggiava il 52; gli sportelli adibiti erano 2.
In rassegnata attesa, un occhio vago d’attorno e l’altro fisso al display, dopo un’ora mi sono assicurata una sedia: accanto, una miopissima signora di circa 70 anni e un vecchietto magro e cotto dal sole, di almeno 80. Questi asciutti vecchietti locali che hanno da sempre lavorato la terra mi ricordano mio padre che non c’è più, anche se mio padre non era cotto dal sole e la terra l’ha coltivata solo per passatempo.
Difatti di lì a poco scopro che il vecchietto è del ’24 – mio padre era del ’21 – ed ha il numero 81 di turno. La signora miope ha il 103 e non vede un’acca sul display. I 2 chiacchierano di fatti che risalgono a 30 anni prima, io declamo a richiesta (per la miope) il numero che lampeggia,  si avvicina al vecchietto una signora della mia età che lo saluta. In quattro e quattr’otto, la coetanea convince il vecchietto a scambiarsi i numeri – lei ha fretta – poi, soddisfatta, mi offre un numero da lei preso in sovrappiù.
In un attimo mi trovo catapultata dal 237 al 105, la coetanea salta dal 90 all’81, il vecchietto dall’81 al 90, la miope resta ferma al 103. Di lì a poco la coetanea fa il suo pagamento e se ne va. Allora la miope baratta il suo 103 col 90 del vecchietto che è ben felice di intrattenersi ancora con qualcuno: cos’è per lui un altro quarto d’ora se poi non gli resta che tornarsene a casa? Così dice lui e così è andata: il mio 105 e il suo 103 sono arrivati contemporaneamente ai 2 sportelli, ci siamo salutati e poi mi sono diretta in banca.
All’ingresso mi si è gelato il sangue: vecchietti di ogni sesso ed età stazionavano anche lì! Ho staccato il numero: 210; ho alzato lo sguardo al display: 90! Erano le 11 e 40: ce l’avrei fatta per l’ora di chiusura?! Una signora sui 70 anni, captato il mio sguardo disperato, mi sibila: lo vuole questo? e mi allunga da dietro un 181.
Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ma solo perché loro davano i numeri e io, beh, io…me li sono giocati tutti.

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