Raccolgo le mie cose
tra poco cambio ancora casa.
Fingo una miopia improvvisa
qualche distratto malumore
ma a inciampare è la memoria invece
l’equilibrio dei ricordi
più di quello dei fardelli.
Sopporto che a incerte voci del profondo
si sovrappongano i discorsi dei vicini
dico loro che il tempo forse cambierà stasera
cercando di evitare i saluti del commiato
i congedi perentori: parlare dei malanni accidentali
dei rischi di stagione
è l’autorizzazione collettiva
a rimanere soli.
Ma il futuro, per i fantasmi che non vogliono morire
non può che continuare per come invece è stato
l’orizzonte è una prospettiva incerta
che notte e giorno attraversiamo.
Per noi che resistiamo senza previsioni
è nell’adesso del momento
l’infinito del dolore
infinito strano, solo umano.
La geografia dei sentimenti
– penso mentre scendo queste scale
è un’intelligenza difettosa
un sentimento azzurro, complicato
del mondo che abitiamo.
Ci sfugge di continuo
la consistenza delle cose
ogni giorno si nasconde
quello che si perde
quello che cerchiamo.

Immagine di Jorge Mayet
bello