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FEISBUCHIANI DA QUARANTENA

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Arrivano a migliaia e ti impestano il profilo di virus – di quelli da computer si intende, per fortuna. Sono i neofiti del social- sbucano in ogni dove, inviano in PVT, a te e a tutti i loro contatti, bufale stantie ormai strasmentite anche dai bambini, insieme a fake news dementi e pericolose. Non si peritano di commentare i tuoi link senza degnarsi di aprirli, e forse non sanno neanche che contengono roba da leggere. E rispondono all’immagine che li accompagna a cavolo riccio, e dico così per esser gentile. Si infilano a capocchia nei flame più brutali, e vengono, giustamente, insultati. Rispondono indignatissimi: come osi, non sai con chi parli? No, io no, nessuno sa mai con chi parla su FB. Sono gli inesperti di Facebook, costretti dalla quarantena per il coronavirus a stare chiusi. Annoiati, stufi di lavarsi le mutande da soli, nostalgici della bella vita tra bar, discoteche e shopping compulsivo, ora girellano per casa, contano le stanze, fingono di spolverare sbuffando, che barba. Sbirciano il nulla dalla finestra, contemplano dei libri, li sfogliano, li mettono giù – con quest’ansia da pandemia chi riesce mai a concentrarsi? Se per questo, nemmeno io che scrivo ci riesco. Ah, lì c’è la scrivania. Toh, si dicono, guarda, ho anche un computer. Togliamoci la polvere e apriamolo, dai. Uh, che divertente, ho anche, da secoli, l’iscrizione a quel coso buffo famoso, come si chiama? Facebook. E si scatenano.
Noi poveracci che sul web ci viviamo, e sui social ci siamo fatti le ossa in anni e anni di dura esperienza, ne siamo le vittime. Le bacheche dei miei amici e colleghi sono costellate di vane proteste: “Chi mi manda bufale e fake news sappia che…” “Per piacere piantatela di cliccare INVIA A TUTTI in PVT, è invadente e scortese”. “PER FAVORE NON MANDATEMI SU MESSENGER COSE DA CONDIVIDERE , NON LO FACCIO. Grazie”. Un mio vecchio amico di gioventù, esasperato, è arrivato a minacciare: “AVVISO: Il prossimo che mi manda una catena non sarà solo bannato. Lo aspetterò sotto casa sua e gli starnutirò in faccia”. Persone che in anni di FB non si sono mai degnate di scriverti un “Ciao, verme”, ora ti affollano Messenger di video musicali assordanti o di sottoscrizioni dai beneficiari inesistenti. Tu vorresti ucciderli. Ma poverini, non è colpa loro, sono idioti. A volte, con pazienza, spieghiamo agli invasori che Facebook sembra facile da usare – mentre invece è pieno di trappole, e viverne in pieno il lato positivo è molto complicato da imparare. Noi stessi per anni abbiamo commesso i loro stessi errori. Loro ringraziano, chiedono scusa, promettono di non farlo più – e ricominciano subito a affogarci di inenarrabili stronzate su Messenger.
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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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