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Manuale di sopravvivenza

I lampioni

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Foto di Giovanna Nuvoletti

La pioggia scrosciava violenta ma lui restava piantato lì, come il lampione che aveva a fianco. Per strada, sotto il temporale, non c’era nessuno. Ma sarebbe arrivata. La pioggia l’aveva fatta tardare. Era sicuramente così. A scuola il suo sorriso era stato così radioso quando gli aveva reso il libro. “Le ali spezzate” di Gibran, il suo preferito!
I compagni lo prendevano in giro perché leggeva sempre. Che ne sapevano di lui, persi dietro a Youtube, ai porno, alle stronzate su FB. Lei era diversa e lui l’amava. Un anno di meno, dolce, sensibile. E gli sembrava d’aver battuto i Titani il giorno che, trionfando contro la timidezza, era riuscito a parlarle, prestato il libro, dato il numero di cellulare. La gioia poi, leggendo la sua risposta – Mitico! Vediamoci, te lo rendo e ne parliamo. – Ed eccolo lì tra via Nansen e via Nobile, bagnato fino al midollo.
Arrivò un autobus. Finalmente lei.
“Non ero sicura che mi avresti aspettata sotto quest’acqua. Scusa. T’ho riportato il libro.”
“Scusata. Ti è piaciuto? Per me è il più bello tra tutti quelli che ho letto. Adoro leggere.” Lei sorrise ma pareva ghignasse, poi una voce alle spalle:
“E bravo Romeo il secchione! Che ci fai con la mia ragazza?” Erano tre bulli. Tre compagni di classe. Lei ora rideva, malvagia.
“Romeo avrà la sua lezione!” Il pugno lo colpì in piena faccia. Cadde a terra. In bocca il sapore del sangue.
Si stava riparando dagli altri colpi quando si udì una voce: “Chi è il primo che vuole prenderle?”
Vide un uomo sui sessanta, robusto, che brandiva un bastone come fosse una spada. Il capobranco, quello del pugno, abbozzò un: “Stavamo scherzando . . . ”
“Anch’io.” La mazzata sulla spalla fu tanto forte da stenderlo. Si rialzò incredulo e scappò insieme agli altri. L’uomo lo aiutò a rialzarsi e lo portò in una vecchia libreria dall’aria dimessa.
Si sentiva una musica: “Ti piace? E’ In the Court of the Crimson King; a pieno titolo è nella hit parade di noi che volevamo cambiare il mondo, anche se poi . . . Ti guardavo mentre l’aspettavi vicino al lampione. Impara da lui, immobile, dritto. La sua luce scaccia le tenebre. Anche di questa notte che dura da decenni.”
“Grazie. Perché uno che non ho mai visto fa questo per me?”
“Perché noi ci conosciamo bene. Passi qui ogni giorno per andare a scuola e sentivo come ti deridevano. Ma anche come gli rispondevi. Sei come ero io. Vienimi a trovare quando vuoi.” Si abbracciarono forte e tornò fuori, sulla strada. Aveva smesso di piovere. Si sentiva leggero. Quasi pronto per volare.

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GIORGIO LAIKA VANNI

Ho iniziato a scrivere a 15 anni le cronache dei concerti del Grande Rock che passava per Roma. Né critiche né recensioni ma la trasmissione delle emozioni sull'onda della musica, specie il progressive. Ci presi gusto e tra lunghe pause, crisi, sopravvivenza e altro pubblicai il mio primo romanzo nel '98, "Oltre la nostra frontiera" da cui trassi uno spettacolo teatrale che ha girato un po' tra Roma, Napoli e l'Italia centrale. Poi venne "L'uomo che ritorna" e il copione teatrale "Damnatio memoriae" centrato sulla storia di Celestino V. Ammiro gli autori visionari come Orwell e Huxley, non mi so vendere, mi sento spesso un pesce fuori dall'acqua ma studio "cinismo" e "sarcasmo" da anni, purtroppo con scarsissimi risultati. Collaboro con LRì da agosto 2017 che ringrazio per la visibilità che mi concede e cerco di ripagarla con le mie "visioni", criticabili quanto si vuole ma quasi sempre fuori dal coro e non scontate.

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