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Manuale di sopravvivenza

Il paese degli acronimi

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Illustrazione Stefano Navarrini ©

 

Iniziammo con l’I.V.A. nel 1973, si ricordano ancora le interviste per strada e la fatidica richiesta : – Cosa ne pensa dell’IVA?- Le persone erano sconcertate e rispondevano come potevano per non apparire deficienti al pari della domanda. Oggi Iva è cresciuta e ha partorito molti altri acronimi;dopo venne C.A.P. che ormai fa quasi tenerezza, ma quando le poste dettero i numeri alle città ci sembrò di essere entrati nell’epoca moderna. Un altro molto utilizzato e ormai obsoleto è SMS che in realtà significa Short Message Service. Esiste un glossario di tutti gli acronimi, consultabile facilmente.

Io non li sopporto. Nonostante ne fossimo forti produttori ne abbiamo anche importati molti. Ormai ne siamo invasi, potremmo parlare per ore senza l’utilizzo di una sola parola, ma soltanto acronimi più o meno lunghi ma conosciuti perché l’acronimo si è fatto parola e significato al tempo stesso. Esempio lampante, domandatevi il significato di ADSL che ogni giorno viene evocata da ognuno di noi. Non vi sforzate, perché non lo sapete, vi aiuto, ADSL sta per Asymmetric Digital Subscriber Line. Lo stesso potrebbe essere per ANAS – Azienda Nazionale Autonoma Strade. Digos ? Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali. Potremmo andare avanti per molto, ma voglio semplicemente dire che gli acronimi non sono più tali, perché vengono usati come parole e per questo assumono un significato che sostituisce quello originale. A questo punto dovremmo farci una domanda: che lingua parliamo?

 

 

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