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IL TEMPO

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Frame da "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman

È una notte di quelle che non dormi mai, come quelle cantate da Ligabue, ho già fatto il segno della croce, quale ringraziamento al giorno che si è chiuso. Buio nella stanza. Tutto pronto per riposare, però il sonno non vuole arrivare, forse si è addormentato da un’altra parte e quindi mi ritrovo, cellulare alla mano, a guardare la mia vita, che di giorno scivola su questa tastiera, essendo io – ormai da anni – vittima dei social. Scorro, con il dito indice della mano destra, i calendari del cellulare: ecco l’anno 2023, 2024, 2025… e così via, in un attimo arrivo al 2142, ma potrei proseguire. Quanti giorni ancora da vivere, senza conoscere quale sarà l’ultimo! Credo che l’inconsapevolezza della nostra data di morte e la presunzione folle che noi non finiremo mai ci aiutino a essere così leggeri sul destino, sul futuro che ci attende. Eppure, in queste videate dei calendari, c’è nascosto l’ultimo giorno, io non lo vedo, così è un po’ come vincere inaspettatamente un premio. Sì, in fondo la vita è una lotteria, un insieme di combinazioni, di estrazioni, di numeri fortunati e meno fortunati. Nel vedere lo scorrere dei mesi e degli anni, come una giostra impazzita che non ti fa più scendere, mi domando, preoccupata anche dell’età anagrafica che passa e lascia i suoi segni sul corpo: come occuperò i miei giorni?
Questo è il tempo, in fondo ci ho camminato dentro per diversi anni, però allora, più giovane, non riflettevo sulla durata del mio, ne avevo così tanto! Oggi questo tempo è cambiato, nell’intensità del viverlo, nella fretta di risolvere tutto e subito, l’ho rallentato, a tratti l’ho fermato, sono io che comando e decido per lui, ora.
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