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JOJO RABBIT

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Jojo ha 10 anni, riccioli biondi, occhi azzurri e sogna, da grande, di diventare un perfetto nazionalsocialista. Vestito di tutto punto da piccolo nazi ha però difficoltà a immedesimarsi nel ruolo macho di soldato della “Hitlerjugend”. Ma è proprio il suo amico immaginario Adolf, con tanto di svastica e baffetto, a impartirgli lezioni di bon ton nazista, a insegnargli a declamare con piglio militare e voce stentorea un perfetto “Heil Hitler” e a metterlo in guardia contro i pericolosi “ebrei” che nascondono corna sotto i capelli e piedi caprini sotto i calzari.
Tra ambientazioni alla Disney e teatro dell’assurdo alla Hellzapoppin, documentari dell’epoca (folle inneggianti al Führer) e agghiaccianti immagini di ciò che realmente accadeva, il film del poliedrico Taika Waititi Cohen (padre maori e madre russa di origine ebraica) è una presa in giro colossale del Terzo Reich. Come ne “Il grande dittatore” di Chaplin – anche se siamo a distanze siderali – la figura di Hitler e dei suoi seguaci viene ridicolizzata e invece di suscitare orrore genera ilarità: è lo stesso regista a rivestire i panni del dittatore, una versione edulcorata e rassicurante che vive solo nella mente zeppa di frottole del piccolo Jojo. Ma la cruda realtà dei fatti sbriciola lentamente il castello di carta del bambino e la fiaba che si è raccontato si trasforma in un incubo.
Interpretato dal dodicenne Roman Griffin Davis, Jojo – detto Rabbit/Coniglio dai suoi crudeli amichetti – è l’opposto di ciò che avrebbe voluto diventare: è infatti un bambino timido e riflessivo, che ama gli animali e gli esseri umani. Ad aiutarlo nella sua crescita interiore, la madre (una sempre più convincente Scarlett Johansson), uno scanzonato ufficiale della Wermacht (Sam Rockwell, l’avvocato del film di Eastwood) e una ragazzina ebrea, Elsa (Thomasin McKenzie). Candidato ai Golden Globes, agli Oscar e ai Bafta, “Jojo Rabbit” è una favola nera che esorcizza i fantasmi dell’antisemitismo e dell’intolleranza e la poesia di Rilke che chiude il film è uno sprone a continuare la vita e, forse, a sperare.
Lascia che tutto accada
Bellezza e terrore
Continua ad andare avanti;
Nessuna sensazione è definitiva“.
Jojo Rabbit di Taika Waititi Cohen – Germania 2019
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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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