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LA CASA DI NADIA

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Immagini dell'Autrice

Ogni tanto riesco a tornare a Milano, el mé Milan, che non è più mia. Sono fortunata: il bilocale dove Nadia Allegrini mi ospita è nel cuore di una immensa, magica casa di ringhiera, come fosse una piccola città nascosta nel centro di Milano, fatta di 400 appartamentini e altrettante famiglie. Una volta nascondeva persino, là oltre il terzo cortile, accanto a un frutteto, un laghetto con le anatre, io l’ho visto un tempo – ma ora non esiste più.

La mia Milano ha le sue preziose case di ringhiera. Antiche, bellissime, amate. Misteriose di sorprese e nascondigli – nate secoli fa dai lunghi lotti che univano Navigli e città, con un portone che si apriva sull’acqua, per scaricare merci, e un’altro sul centro urbano, per commerciare. Frammezzo, tra un cortile e l’altro, pollai e piccoli orti. Vite. Case pensate per poveri, ma con cuore e intelligenza: ogni appartamentino aveva l’acqua corrente, e finestre ai lati opposti, per favorire il riscontro d’aria. I gabinetti comuni, in origine, erano all’inizio di ogni ballatoio. Era più igienico così, una volta. Il vasto cortile lascia tutt’ora luce e sole entrare nelle case, i ballatoi uniscono gli abitanti a ogni piano, in una vita fatta di ogni classe sociale.

Le ca’ de ringhera d’oggi sono cambiate. Restaurate con filologia e amore, attraggono a sé la Milano nuova e viva. Lì, accanto a Nadia, abitano ancora alcuni vecchi inquilini dell’inizio, operai milanesi o meridionali ormai in pensione da tempo come lei. Pochi passi più avanti, qualcuno ricco e fantasioso, si è comprato tre o quattro bilocali, li ha uniti, trasformandoli in un appartamento raffinato, che si affaccia su terrazze fiorite, nate appoggiandosi sui tetti più bassi. Per il resto di Col di Lana 8, nei cinque o sei cortili infilati uno dopo l’altro (e persino uno nell’altro) è tutto un fiorire di gallerie d’arte, giovani start up, piccole agenzie pubblicitarie, coabitazioni di universitari, studi di architetti, giovani famigliole. C’è persino un ristorante, in un cortilino nascosto, immerso nel verde, dominato da una ciminiera ormai avvolta fra i rampicanti.

In viale Col di Lana troverete la casa al centro del mondo, là dove tutto è possibile. Dove ogni vita si intreccia col passato e col futuro.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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