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Società

La moglie resta esasperata

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Lunedì pomeriggio, mentre si cominciava a intuire l’esito delle amministrative, ho scritto un tweet: «E se fosse come una moglie che decide di andare col primo che capita? Ma lo fa una volta, anche se continua ad essere esasperata col marito». Il riferimento è chiaro: il flop dei grillini.
Il tweet mi è tornato in mente dopo aver letto i commenti sui quotidiani di stamattina. Tutti (comunque i più) si concentrano sul risultato negativo del M5S e cercano di individuarne le cause e – soprattutto – le possibili conseguenze.
I commenti sono, in genere, seri e prudenti. Nessuno sottovaluta la caduta del consenso a M5S, la sua dimensione pur nell’ambito della crescita delle astensioni; alcuni, come Ilvo Diamanti su la Repubblica, svolgono osservazioni sul peso che hanno, nelle elezioni amministrative, il radicamento sul territorio, la qualità e la popolarità dei candidati ecc.
I più acuti invitano il PD, in vantaggio nella maggior parte dei casi, a non compiere errori di valutazione. A non pensare che ormai (come imprudentemente hanno titolato alcuni giornali) il «pallone Grillo è sgonfiato». La parte dell’elettorato che ha manifestato delusione per il comportamento sconclusionato del M5S, e non ha confermato il voto di due mesi fa, non ha però cambiato opinione sui partiti che aveva deciso di abbandonare; i motivi della ripulsa restano in piedi, e faranno bene i partiti a non ignorarlo, se vogliono recuperare un rapporto.
È il motivo per cui mi è tornato in mente il tweet. Prima di metterlo in rete sono rimasto a pensarci qualche minuto; avrei voluto completarlo con un ulteriore concetto, ma non mi è stato possibile per il vincolo delle 140 battute. Lo completo adesso. Avrei voluto concludere così: «Non si illuda, però il marito. Non è affatto il segno che la moglie esasperata torni da lui. Lei continua a non sopportarlo più; e ci vorrà del bello e del buono per riconquistarla; ammesso che ci riesca».

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CLAUDIO PETRUCCIOLI

Nella vita ho fatto molte cose, ho avuto esperienze diverse, ho conosciuto tantissime persone; alla mia età (sono nato nel 1941) possono dirlo più o meno tutti. Mi piacciono molto le esplorazioni di luoghi poco frequentati perché i più preferiscono evitarli Ci sono stati momenti in cui sono stato “famoso”. Ad esempio nel 1971 quando a L’Aquila ci furono moti per il capoluogo durante i quali furono devastate le sedi dei partiti, compresa quella del Pci, di cui io ero segretario regionale. Ma, soprattutto, nel 1982 per il cosiddetto “caso Cirillo”, quando l’Unità pubblicò notizie sulle trattative fra Dc, camorra e servizi segreti per la liberazione dell’esponente campano dello scudo crociato sequestrato dalle BR. Io ero il direttore de l’Unità e mi dimisi perché usammo un documento “falso”; che, però, diceva cose che si sono dimostrate, poi, in gran parte vere. Sono stato in Parlamento e nella Segreteria del Pci al momento in cui cadde il Muro di Berlino, e anche Presidente della Rai. Con queste funzioni sono stato “noto” ma non “famoso”. La fama te la danno i media. Io, durante il caso Cirillo, ho avuto l’onore di una apertura su tutta la prima pagina de La Repubblica: “Petruccioli si è dimesso”. Quanti altri possono esibire un trattamento del genere? PS = Una parte di queste avventure le ho raccontate in “Rendiconto” (Il Saggiatore) e “L’Aquila 1971” (Rubbettino)

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