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Cultura

La nascita di Europa

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Europa e Zeus, mosaico di Victor Jorgensen

Una fanciulla corre sulla spiaggia. Non è sola. Ci sono le amiche che giocano, raccolgono conchiglie, le appendono a fili e ne fanno collane. L’orizzonte è vasto, il mare sconfinato. La fanciulla bagna prima un piede, poi l’altro. La distesa salata è una vertigine, un abisso che chiama il suo nome.

Dio la vede dall’alto e se ne innamora. La seduzione ha corna di luna: il dio s’incarna in un toro bianco che emerge dall’onda. Ora la fanciulla sa cosa vuole, vuole accarezzare quel toro. La forza ha forme mansuete e inoffensive, è questo che attrae ogni adolescente, sospesa tra la paura e la fascinazione.

Il toro cala il muso nell’acqua e offre il collo smisurato alle dita affusolate. La carezza è fatale. In groppa alla bestia splendente, la fanciulla si perde nel mare.

Dalla sabbia africana verso la luce bianca del nord, la prima migrante. Il suo nome è Europa.

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SALVATORE RONGA

Nacque a bordo di un’isola nel golfo di Napoli, Ischia. Sbarcò raramente, così da poter attribuire al rollio ogni tormento esistenziale. Sperimentò varie forme di gastrite. Perse i capelli, ma non perse tempo a raccoglierli. Amò più di quanto i suoi amici sospettassero e odiò molto meno di quanto i suoi nemici avessero creduto. Venne alla luce il 13 luglio 1969 e da allora non fa che scrivere e riscrivere il suo epitaffio.

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