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LA PAROLA AMORE UCCIDE

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Bolzano/Bozen può essere torrida in estate quanto e più di Messina. Se n’è accorto l’agente scelto Tanino Barcellona, trasferito dalla natia Sicilia alla città altoatesina alcuni mesi prima. L’aria è soffocante, anche più in su rispetto alla conca bolzanina, e l’atmosfera si è fatta rovente – in tutti i sensi – quando l’impiegata di un centro di accoglienza per extracomunitari è saltata in aria sul luogo di lavoro mentre scriveva al computer: boom! L’attentato mette in subbuglio la questura e molte ferie si vanno a far benedire, comprese quelle di Tanino. I colleghi Pavan, detto “Il Faina”, l’azzimato commissario Freni, detto Baffino, e l’ispettore capo Moretti restano momentaneamente sul campo ma all’agente scelto Barcellona mancano la collaborazione e l’amicizia dell’ispettore Karl Rottensteiner: una specie di Serpico sudtirolese, probabilmente rintanato nella sua baita a piallare e scartavetrare legni.
Le indagini proseguono a fatica, con un altro inspiegabile omicidio e il coinvolgimento di un pezzo grosso della questura. A soffiare sul fuoco di una situazione già esplosiva dilagano le farneticanti esternazioni on line di un gruppo di destra estrema che si firma “Bolzanistan” in cui l’odio per gli immigrati trova terreno fertile in una terra di confine già dilaniata negli anni passati dai conflitti etnico-linguistici. Rottensteiner e Barcellona, con i modi spicci e spesso poco professionali che contraddistinguono entrambi, riescono a sbrogliare l’intricata matassa di collusioni, affari malavitosi, derive neonaziste, silenzi omertosi e deliri omicidi, anche a costo di rimetterci qualcosa di sé, in termini di stabilità emotiva.
Scritto a due mani, con uno stile asciutto, spesso ironico e con un delizioso mixage di inflessioni dialettali – tedesco, siciliano, rovigotto – “La parola amore uccide” è un noir che scorre piano o impetuoso come le acque del Talvera (il torrente che bagna Bolzano). Gli autori, sono la coppia non virtuale dei due questurini: il bolzanino Jadel Andreetto e il messinese Guglielmo Pispisa, che scrivono da anni insieme e che con lo pseudonimo di Marco Felder hanno pubblicato nel 2019 “Tutta quella brava gente” con gli stessi protagonisti.
(Chi scrive ha vissuto per anni in Alto Adige, a Bolzano e a Merano, dove ha ancora casa. I suoi figli sono nati nella Marienklinik a Bz, e ha lavorato in Via della Mostra. Tutti i luoghi citati nel romanzo sono a lei noti).
La parola amore uccide” di Jadel Andreetto e Guglielmo PispisaNero Rizzoli 2022
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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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