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E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LA GENTE – Diario della Grande Reclusione

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La copertina del libro

È possibile trovare le parole quando mancano le parole? Su ciò di cui non si può parlare, bisogna scrivere. O perlomeno, cominciare a scrivere”. E infatti ne scrive, Gabriele Di Luca, apparentemente di getto, in un decalogo che stende su FB nei giorni della “Grande Reclusione”. Livornese trapiantato a Bolzano, insegnante, traduttore, editorialista del “Corriere dell’Alto Adige”, Gabriele appunta impressioni, riporta trafiletti di quotidiani cartacei e online, brani di discorsi del premier, opinioni di virologi e soprattutto, si guarda attorno. Anche se c’è poco da guardare durante il lockdown, e da ascoltare. Nei primi tempi s’azzarda a fare due passi intorno a casa bardato con gli scalda collo messi a disposizione dalla Provincia (le mascherine non si trovano) dove incontra spesso Riccardo, il clochard, che vegeta sulla solita panchina (poi anche le panchine saranno out), ogni volta gli chiede cosa ne pensa del virus: “È solo un’opinione” – risponde quello. Man mano che l’epidemia avanza, i contagi e i decessi aumentano, la quarantena si fa più stringente. Una quarantena di sentimenti oltre che fisica: genitori separati che non riescono a vedere i figli, nonni che non incontrano più i nipoti, amanti costretti a sublimare nel nulla le loro passioni. La distanza fisica diventa legge, e nel contempo il desiderio di condivisione del proprio status è fortissimo: sui social dilagano minuziose descrizioni di ciò che è ancora permesso fare all’interno delle proprie mura: cucinare, fare ordine, curare i fiori, cantare dal balcone per farsi coraggio. Alle 3 del mattino spesso siamo ancora svegli: “… il confine tra la notte e il giorno è diventato labile e poroso. L’insonnia si allarga come un liquido freddo versato sul lenzuolo”, allora riaccendiamo lo smartphone e chiediamo agli amici di Fb: “chi è sveglio”? Tantissime le citazioni che accompagnano il racconto, da Wittgenstein a de Unamuno, da Berselli a Leopardi, oltre che a Dante, cui si rifà l’autore per titolare il libro. “E quindi uscimmo a riveder la gente”: ventotto capitoli corredati da splendide foto in bianco e nero: il livornese che lancia la lenza dalla finestra per pescare nell’acqua sottostante; i genitori di Gabriele affacciati al balcone; le strade deserte di Bolzano.
Appuntamento giornaliero per amici e conoscenti, gli scritti su Fb hanno poi preso forma in un instant book pubblicato da “Edizioni Alphabeta Verlag”. Il libro di Di Luca, oltre all’autore che ci ha messo dentro tutto se stesso: ironia e intelligenza, malinconia e fatalismo, sforna un altro protagonista, tal Augusto Nicotra, di professione avvocato, alle prese oltre che con la pandemia e col suo pessimo carattere, con un amore lontano che lo sta distruggendo. Pian piano la figura dell’avvocato prende quasi il sopravvento sul suo creatore, un alter ego che gli ruba persino il finale e che, a dispetto dell’umor nero che lo contraddistingue, è pronto a ripartire “con una buona sensazione nel cuore”.
E quindi uscimmo a riveder la gente – Diario della Grande Reclusione – di Gabriele Di Luca – Edizioni Alphabeta Verlag – 2020 – pag. 193
(Gabriele Di Luca legge alcuni brani del libro accompagnato al violino dal maestro Marcello Fera).
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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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