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Manuale di sopravvivenza

La vacanza degli occhi

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Sono miope. Non proprio cieca come una talpa, ma il mio sguardo vaga tra le nebbie se non indosso gli occhiali.

Come tutti i miopi organizzo regolarmente battute di caccia agli occhiali in cui viene coinvolta recalcitrante la mia famiglia, finché qualcuno trionfante porta tra le mani l’oggetto del desiderio.

«Eccoli», dice con tono di malcelata superiorità il responsabile del ritrovamento, come se fosse stata la cosa più semplice del mondo. Ogni successivo commento ti fa spergiurare di cercarli da sola per il resto della tua vita.
Da qualche tempo, soprattutto se sono in casa, passo lunghe ore senza indossarli. Non so quando è iniziato. Lo sguardo miope è una forma di libertà, una volta superata la fastidiosa sensazione di guardare attraverso un velo d’acqua. Non ti accorgi di un vetro opaco che ti osserva da tempo, davanti allo specchio le occhiaie svaniscono. Non mi faccio catturare da tutti i particolari della realtà che normalmente mi distraggono e rendono dispersiva. Senza occhiali faccio pausa, qualche ora o minuto di vacanza con gli occhi. Economica e fantasiosa. Un raro momento in cui la mia realtà e l’immaginazione si assomigliano e riconoscono, sfumando una nell’altra.
Sì, certo, poi sbaglio anche la direzione delle linee della metro, ma il tocco di avventura…
«Tesoro, devo appenderteli al collo» intima mio marito, storicamente ipermetrope, all’ennesimo ritrovamento.
«Mamma, e questi?» mi dice la fanciulla undicenne, brandendo la montatura e atteggiando il viso alla mia stessa espressione quando le ricordo, inascoltata, di rimettere a posto la sua stanza.
«Non mi dicevi che per trovare le cose bisogna metterle sempre allo stesso posto?»
In famiglia non te ne fanno passare una.

Immagine Giovanna Nuvoletti

 

PAOLA GIANNELLI

Pugliese d’origine, milanese d’adozione, mamma, moglie e blogger (Parla con noi di Repubblica D e Stavo Giusto Pensando) ho sviluppato il mio percorso professionale all'insegna della curiosità e delle nuove opportunità. Ho iniziato la mia carriera come ricercatrice economica nel settore dell’economia agroalimentare presso il centro studi Nomisma subito dopo il conseguimento del master in International business administration negli Stati Uniti, per poi approdare alla consulenza direzionale di tipo strategico in CAP GEMINI Ernst & Young. Sono ora consulente indipendente, specialista in internazionalizzazione delle imprese del Made in Italy sui mercati esteri, asiatici in particolar in particolar modo, e annovero un passato da globe trotter per necessità (dagli Stati Uniti, Brasile e Argentina, alla maggior parte dei Paesi del Sud-est asiatico, passando per l’Europa). Precocemente attratta dalla scrittura che mi ha portata a buttare giù appunti e storie sui supporti più disparati (dagli scontrini del supermercato, ai sacchetti del pane, al palmo delle mani). Negli ultimi anni ho sviluppato una seconda focalizzazione professionale partita con l’adesione al progetto di Ellerì.

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