Caricamento

Digita la ricerca

Libri Recensioni

Il 71° del lattaio – Ma leggete benedetti ragazzi!

1.002 visite

Una delle malinconie tipiche dei lettori è salutare – a lettura conclusa – i personaggi di un libro, specie se protagonisti di più romanzi. Nei gialli (shame on you, se ritenete il genere minore!) l’affezione diventa così familiare che, al termine delle vicende narrate, già pregusti le nuove uste che il segugio o i segugi fiuteranno nella prossima caccia al colpevole.
Naturalmente, acciocché questo accada, è necessario un sapiente mix da parte degli autori: occorre ideare i detective con caratteristiche originali e ben riconoscibili; creare la fauna di figurine tra cui si trovano a vivere e indagare con sapienza; dipingere l’ambiente in cui si svolge l’indagine, rendendolo protagonista al pari degli umani che lo abitano; last but not least, costruire una storia credibile, avvincente e con piste plausibili e fuorvianti a un tempo, con sviluppi e intrighi coinvolgenti e colpi di scena spiazzanti.
Ebbene, nei romanzi di Franco Gaddoni e Davide Menghi, che vedono protagonista l’ispettore Bruno Endrizzi, questo mix funziona alla perfezione. Vediamo insieme il cocktail che ci viene proposto:
– Ispettore Bruno Endrizzi, trentino della Val di Non trasferito a Forlì, dal carattere riservato con uno spruzzo di ombrosità, che si scioglierà poco alla volta nel corso dei tre romanzi di cui è protagonista. È il tipo di poliziotto che usa intuito e metodo deduttivo, ragionamenti logici e azzardi istintivi, lupo solitario che ha scoperto il branco ottimale per far tana. Non aspettatevi che tiri fuori la pistola o che vi siano scene di ferro e fuoco: gli unici ferri che troverete sono quelli con cui l’ispettore lavora a maglia, per preparare calde sciarpe o vezzosi copricapo per la madre lontana. L’originalità di tale hobby viene sottolineata da dialoghi surreali tra i gomitoli e i ferri, ma niente paura: il lavoro a maglia è foriero di concentrazione atta alla soluzione del caso. Del resto, Nero Wolfe non coltivava
orchidee e cucinava deliziosi manicaretti?
– Ispettore Maria Antonietta De Novellis, abruzzese sposata con un forlivese che l’adora, nonostante le asperità del suo carattere, opposto a quello di Bruno e perciò ad esso perfettamente complementare e necessario. Se Bruno è la calma, Anto è il fuoco; se Bruno è il buon modo timido e serio, Anto è il modo brusco, guascone e irriverente. Amici sinceri, sul lavoro sono una macchina perfettamente oliata.
– Le donne e gli uomini della questura di Forlì: come nei gialli di Maigret ognuno di essi è descritto con le proprie peculiarità che, di volta in volta, ove necessario per lo sviluppo del romanzo, hanno maggiore o minore spessore.
– Vittime, sospettati, indagati: ognuno ha una propria storia, un vissuto che spiega e inquieta, che commuove o indigna e che comunque non è mai banale o fine a sé stesso.
– Forlì e i romagnoli: la bellezza intrigante ma non appariscente delle location via via descritte nel romanzo è il colore che avvolge, con le sue innumerevoli sfumature, le storie di questa provincia gioviale e accogliente, pronta al sorriso e alla convivialità, che sa cogliere il piacere del gusto e dei sensi, ma che conosce altresì oscurità e vizi celati a sguardi troppo indagatori.
– Le trame: ogni lettore di gialli si pone, più o meno consciamente, in sfida coi detective. Nei gialli di Gaddoni e Menghi gli indizi sono (in apparenza) disseminati a piene mani, ma attenzione! Quando tutto ormai sembra risolto, arriva sempre sul filo del traguardo qualcosa che spariglia le carte!
Chi scrive ha avuto modo di leggere, in ordine di apparizione, tutti e tre i romanzi che narrano le inchieste dell’ispettore Endrizzi: “La cantante di liscio”, “Ciclo mortale” e l’ultimo, pubblicato in questi giorni, “Il 71^ del lattaio”. Se nel primo si iniziavano a delineare i personaggi fissi, con i loro tic e il loro vissuto – peculiarità
sviluppate nel secondo – e in entrambi si entrava nel mondo della Romagna e dei personaggi di provincia, è nel terzo che, a mio avviso, il plot narrativo ha uno scatto in più, grazie a una trovata eccezionale degna di un’inchiesta di Sherlock Holmes. Quale? Ma leggete il romanzo, benedetti ragazzi, che ve lo dico a fare?

Franco Gaddoni, Davide Menghi – “Il 71^ del lattaio” – Collana “L’inferno” pagine 172 – Pendragon 2022

Tags:
AGLAJA

Aglaja è una disegnatrice grafica, illustratrice, pittrice e vignettista con il vizio della scrittura, che si cela nei panni di Gabriella Corbo, insegnante di lettere. Per undici anni (dal 2003 al 2014) ha illustrato e disegnato vignette su blog e sito dello scrittore e giornalista Enzo Costa, sui suoi blog d’autore di Repubblica.it (dove ha tradotto in immagini i “Lanternini” di Enzo e ha tenuto una propria rubrica di vignette, “Domenicaglaja”) e dell’Unità.it (“Malumorismi”). Ha illustrato i libri “Rime Bacate”(Editori Riuniti), "Col senno di prima" (Editori Internazionali Riuniti), "Cercati col Lanternino" (Red@zione), tutti di Enzo Costa. Sempre con Enzo, ha partecipato al Festival Internazionale di Poesia di Genova 2012, con la proiezione di sue vignette che illustravano le rime dell’autore. Nel frattempo, diverse sue immagini “serie” cominciavano a essere esposte in mostre tematiche. Nel 2010 ha vinto il primo premio al concorso nazionale Sapete come mi trattano?, indetto dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), per la categoria vignette, premio attribuitole dal Comitato d’onore, composto da esponenti di spicco del mondo della cultura (tra cui, per le vignette, Massimo Bucchi di Repubblica) e del movimento per i diritti delle persone con disabilità. Aglaja ha esposto le sue vignette, illustrazioni ed immagini, con i testi di Enzo Costa, nella mostra “Figuriamoci”, allestita al Muvita dal teatro Sipario Strappato di Arenzano (Genova), e nella mostra “Tra il dire e il disegnare c’è di mezzo il mare”, al Museoteatro della Commenda di Prè (Genova), una summa dei lavori della “ditta” EnzoCosta&Aglaja, sul tema del mare e dell’accoglienza, con divagazioni satirico-oniriche: è stata l’ultima, felice, occasione che ha visto insieme i “soci” Aglaja ed Enzo, mancato pochi giorni dopo l’inaugurazione. Dopo la scomparsa di Enzo Costa, Aglaja ha cessato la sua attività di vignettista satirica (salvo concedersi qualche “strappo”), preferendo dedicarsi alla pittura digitale, in cui fa vivere il suo mondo surreale. Ancora alla Commenda di Prè, Aglaja ha così inaugurato nel 2015 la sua prima personale su tela: “Come è profondo il mare”, gli abissi immaginari di una viaggiatrice statica. Del 2017 è il progetto “Scrittori liguri”, partito dall’idea di inventare ritratti impossibili di 19 grandi scrittori della Liguria partendo dalle loro parole. Il progetto si è concretizzato in un evento, “Equinozio delle Arti”, a Palazzo Tursi, e in una personale nel corso del Festival della Poesia di Genova, a Palazzo Ducale. Nel settembre dello stesso anno, si è inaugurata una nuova mostra al Museo del Mare di Genova dal titolo Fondali immaginari, dove le foto subacquee del fotogiornalista Adriano Penco sono state rivisitate dalla fantasia di Aglaja e dai suoi disegni surreali. Nel 2018 quattro opere di Aglaja su tela hanno fatto parte di Mosaic, a cura di Art Commission, un’installazione collettiva itinerante (in Italia e all’estero) a tema libero, che prende vita e forma assemblando i lavori degli artisti partecipanti. Ultimamente, Aglaja ha iniziato a sperimentare la serigrafia: i suoi disegni ora sono serigrafati su piastrelle, una tecnica che restituisce come non mai la luce e la brillantezza dei colori, così come sono preparati graficamente per lo schermo. Cura l’archivio dei lavori del suo socio, ne pubblica illustrandoli – sulle sue pagine social e su La Rivista Intelligente – brani e poesie inedite. Ha raccolto le poesie intimiste di Enzo Costa, uscite nel dicembre 2017 per Rayuela Editore, con un ritratto dell’Autore disegnato da Aglaja in copertina. Nel 2020 un suo disegno è stato scelto come copertina della raccolta di liriche "Poesie del Risveglio" di Simona Garbarino, ZONA Contemporanea 2020. Continua ad essere una prof. resistente e una disegnatrice/scrittrice impenitente. E viceversa.

  • 1
Precedente
Successivo

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *