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Poesia

Trentatre righe

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Immagine di Atey Ghailan

La plastica usata
le fusa del gatto
l’amore interrotto
le strade affollate
il vuoto che incombe
lo stato sociale
il languore al tramonto
il cinismo dell’alba
conoscere il mondo
curare le piante.
Scrivere versi (sottointeso immortali)
fare gli auguri
dimenticare chi siamo
salutare i passanti
sottoporsi agli esami
pulire la stanza.
Tornare bambini
non avere una madre
non credere a niente
non sapere che fare.
Compiere gli anni
parlare da soli
dire buongiorno per primi
(non) dare senso alle cose.
Cercare una casa.
Amare una donna.
Sapere guardare.
Pensare al mondo
alla storia
a tutta la terra di cose e persone
come fossero nuvole
formidabili
e strane.

MASSIMO SALVADORI

Nasco a Modena, ma rivendico ascendenze liguri, toscane, venete. Trapiantato a Napoli, rimango uomo di pianura: il grido dei gabbiani è una sorpresa quotidiana che ad ogni giorno e notte si rinnova. Insegno filosofia in un liceo di frontiera, ma i confini, si sa, sono un’invenzione e la realtà riesce anche a superare metafisica e immaginazione. Scrivo quando le parole assomigliano a quel che sento e sono: a volte penso, a volte vivo, il più delle volte devo invece impegnarmi a sopravvivere. Dal 2015 collaboro a LRì, un’esperienza azzurra di amici, amiche e di parole.

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