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Madrid mi corazón

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di Diego C. de la Vega. C’è Starbucks a metà della Valverde ma, quando ho bisogno di scambiare due parole, mi coccolo al piccolo Café de Francisco. Tanti tovagliolini al suolo, gli affari vanno bene. La tostada con la marmellata di fragole non teme il cookie al cioccolato bianco della concorrenza. Proseguo nella selva di negozi di scarpe per sbucare in Gran Via davanti al piccolo grattacielo della Telefónica, un pezzo di New York degli anni venti dalla cui vetta aspetto sempre di vedere sbucare King-Kong attaccato da un biplano. Zara, Stradivarius, H&M, Pimkie, qua originano le fonti di questo Nilo dell’abbigliamento. Il cinema a Callao è un sogno di bambino: tutto in legno, profuma di pop-corn e la maschera con la torcia ti accompagna come una volta; compro già il biglietto per stasera. Scendo per la Preciados, ho appuntamento davanti al Corte Inglés; il collega violoncellista all’angolo della Tetuán mi sembra più bravo del solito. Al chiosco dei perritos calientes, orgogliosi hot-dog ispanici, lavorano a pieno regime ma non posso fermarmi, oggi il Reina Sofia è gratis, godrò del Guernica a costo zero. Ultima tappa: Círculo de Bellas Artes, salgo all’azotea e mentre guardo il panorama perdo un altro poco de mi corazón

DIEGO C. de la VEGA

… l’ex-moglie (probabilmente l’ultima) lo definisce “un delinquenteeeee!”. I più non lo reggono oltre gli 11 minuti, ma per i pochi che hanno sopportato con benevolenza i suoi difetti: De la Vega è una persona d’oro! Ha vissuto dividendosi tra Madrid, l’ex Repubblica di Genova per approdare a colonizzare, attualmente, il sub-Piemonte. Autentico fantasista, ha svolto innumerevoli attività. Filoenologo, musicista, cuoco-pop, musicoterapeuta pentito, ex politico in erba, sartina-smart, giusperito incompiuto, lobbysta, elettricista, falegname, idraulico, appassionato d’arte contemporanea, genio dell’informatica fai-da-te. Ama la musica antica e le opere di Philip Glass saltando a piè pari tutto l’800 che trova disgustoso. Un uomo meraviglioso se non fosse per un solo piccolo difetto: riesce a volgere tutte queste sue doti in armi letali con cui produce catastrofi inimmaginabili pur non volendo! I suoi insegnanti delle scuole elementari, capendone il valore, dopo il classico “è intelligente ma non si applica” lo promossero a un definitivo: è una Mancata Promessa! Attualmente, non volendo farsi mancare nulla, si è dato anche alla scrittura essendo stato ospitato su LaRivistaintelligente.it dalla benevolenza di Giovanna Nuvoletti, e pubblicando racconti in due antologie di Edizioni2000diciassette, grazie all’invito di Maria Pia Selvaggio che, chissà come, lo ha scoperto. .DeLaVega si chiama Diego e non è uno scherzo cosi come è vero quanto detto sopra.

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