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Memorie di Villa Adriana

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Sono qui da un po’ di secoli. Anni da imperatrice, non posso lamentarmi, sono ricca di meraviglie scavate, ammirate, dipinte, fotografate e in fondo sono invecchiata molto meglio di voi umane.

Niente lifting, solo restauri di altro livello, e se qualche volta ho dovuto imbellettarmi ho avuto sempre i migliori curatori d’immagine d’Italia, almeno fino a poco tempo fa.

Nel Novecento un incontro fatale con una bella signora francese mi ha risollevato un poco l’anima. Marguerite mi ha amata in modo raro e vivo, con desiderio. Da questo desiderio è nato Memorie di Adriano, un romanzo immenso, pieno di visioni e realtà storica, humanitas, rapporti di potere, cultura ed amore, che durerà quanto me e forse più di me.

Già, quanto durerò io, infine? Chissà se le anime di Marguerite Yourcenar e della sua compagna Grace Frick, dall’Ade, possono vedere le Parche e il filo della mia sorte terrena? Chissà se possono dirmi a cosa mi porterà la decisione di un governo tecnico ma non guidato dalla salda mano piena di pietas del mio creatore? Mi hanno deputata a luogo sacrificale per lo smaltimento rifiuti dell’Urbe. No, non proprio dentro di me, ma sul mio limen, e non sarà sublime, anche se dicono che questi rifiuti – come per un miracolo di quei cristiani catacombali dei tempi del mio imperator – saranno misteriosamente inodori.

Inodori, ma non insapori, per me.

Avranno il sapore della tristezza. Credevo di essere io l’eccellenza, il genius loci, la fiammella sacra che mai deve estinguersi perché non si estingua la storia di una gens, ma soprattutto di un populus. E invece eccomi qua ad aspettare rumori di ruspe, costruttori di una Roma che non conosco né voglio conoscere, una Signora Adriana che attende la sua sorte. Credevo che l’Unesco mi proteggesse, ma niente placa la furia con cui i luoghi vengono svuotati e riciclati per le esigenze di questo impero, fra l’altro in piena decadenza. E’ così, penso, e mi adatterò al corso della storia come ho sempre saputo fare.

Con stile. Oh… Eolo manda un messaggio. Dice: ” Pare che i lor Signori abbiano cambiato idea…” Prego Minerva sia vero!

Sperando che il Fato – e quelle due simpatiche signore – da un luogo senza tempo mi mandi i raggi benefici del suo aiuto, e risani le ferite, ristabilendo una Polis che non sia solo pulizia dei cassonetti a Tor Vergata, ma sia anima, e locus, e bellezza dei secoli. Tellus Stabilita.

Una sera a Villa Adriana, davanti allo spirito dell’imperatore, Philip Glass suona i brani che accompagnano le liriche di Leonard Cohen.

 

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VALERIA VIGANO'

Nata a Milano nel 1955, vive tra Roma e Capalbio. Scrittrice e giornalista, docente di scrittura creativa. ha pubblicato Il tennis nel bosco (Theoria ), Prove di vite separate (Rizzoli ), L’ora preferita della sera (Feltrinelli), Il piroscafo olandese (Feltrinelli), Siamo state a Kirkjubaerklaustur (Neri Pozza) La Scomparsa dell’Alfabeto ( Nottetempo). Ha scritto per il teatro e la radio. E’ consulente editoriale e traduttrice. Chief Editor LRI.

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