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Possibilities, l’errore che crea

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Vale e anticipa tutto il libro l’aneddoto con cui Herbie Hancock dà il via alla sua autobiografia: Possibilities, recentemente edita da Minimum Fax: aveva poco più di vent’anni e, durante una serata importante dove suona con Miles Davis, improvvisamente sbaglia un accordo, sussulta, poi improvvisamente si rende conto che Davis raccoglie la sfida e “assecondando quell’accordo senza giudicarlo” conduce la session verso un risultato completamente nuovo e il pubblico al delirio. Infatti per lui «Jazz significa essere dentro il momento in ogni momento. Significa fidarti della tua capacità di reagire al volo. Se ci riesci, non smetterai mai di esplorare e di imparare, nella musica come nella vita».

Con lo stesso spirito, Hancock ci narra del suo incontro con il buddismo, che lo colpisce da subito per la valenza quasi ipnotica del suono e lo aiuta a ri-orientare la vita secondo un asse di creatività, scoperta  beneficio continuo, a elaborare in modo costruttivo la sua relazione con Gigi, la donna che ama fino a sposarla, a gestire la sindrome bipolare della mamma che sceglierà anche lei la pratica buddista, a superare il grave lutto della sorella persa in un incidente aereo, a guarire da un tumore al mignolo, vero spettro per un musicista. Ma soprattutto a superare la dipendenza dalla droga pesante che, in varie forme, rischia di rovinare la sua famiglia e la sua carriera. Dal buddismo dichiara di imparare come trasformare gli ostacoli in occasioni di crescita, coltivare l’attenzione per gli altri, dare importanza alla trasformazione della propria stessa vita come prova concreta praticando l’arte di trasformare l’impossibile in possibile, e costruire la relazione con il secondo maestro della sua esistenza: dopo Miles David per la musica, Herbie sceglie Daisaku Ikeda per la vita. «Se c’era qualcosa che avevo imparato dalla musica e dal buddismo era il fatto che il mondo è pieno di possibilità infinite e che esistono infiniti punti di vista sulle cose. È questo il senso dell’improvvisazione jazz, ed è ciò che Miles Davis dimostrava a tutti noi ogni volta che suonava. Ogni nota e ogni suono erano per lui un’opportunità, non un ostacolo».

Così ogni vittoria per sé diventa anche una vittoria per gli altri, come l’Oscar per Round Midnight dedicato a tutta la comunità jazz americana e l’undicesimo Grammy, come miglior disco, per restituire una vittoria sul proprio dubbio e destinata a incoraggiare quante più persone possibile. Particolarmente toccante il suo intervento circa l’esperienza con la droga della quale afferma di non aver mai parlato a nessuno prima di questo libro. «Mi sono sforzato per anni di seppellire il segreto della mia tossicodipendenza e del soggiorno al centro di recupero. Probabilmente mi illudevo che, non parlandone a nessuno, avrei potuto fingere che non fosse mai successo. E invece era successo, e finalmente mi sono reso conto che tentare di nascondere la verità equivale a mentire. La verità ci può liberare, e mi auguro che la mia storia possa essere d’aiuto ad altri che stanno combattendo la stessa battaglia». Così Herbie entra nel nuovo millennio, scoprendo di essere non più semplicemente un musicista ma “un essere umano che faceva musica”, dove lo scopo del fare musica diventa più importante della musica stessa, cosciente che «ogni volta che crei qualcosa per il bene superiore, sei destinato a scatenare forze avverse… Il desiderio che il buddismo ha risvegliato in me è dedicare il mio istinto umanitario all’obiettivo della pace nel mondo, non solo con la musica, ma con ogni mezzo a mia disposizione… Non vedo l’ora di scoprire cosa mi aspetta domani».

Herbie Hancock, Possibilities ─  trad. Michele Piumini, editore Minimum Fax 2015 ©,  pp 366 € 16,50

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