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Costumi

profumo di colonia

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La stazione di Colonia

 

Ricordo bene da ragazzina – in una Italia anni 50 – l’umiliazione di parole e gesti – per strada. Mi sentivo sporcata. Loro – maschi italiani – si sentivano nel loro diritto, ridevano. Io passavo a testa bassa.

 

 

 

e ricordo più avanti i ragazzi che andavano a puttane – come diritto/dovere – poveri piccoli stupratori inconsci –

con povere anonime tristi sconosciute –

 

mentre noi eravamo vergini (1959)

 

E lo sapevo da subito che quello che vedevo e sentivo arrivarmi addosso e nella carne non era, no, desiderio, ma odio e disprezzo

per loro no non ero bella, ero carne/bestia – e loro si sentivano uomini per quello – sopra di me

i visi arrossati sudati ghignanti – certo, scappavo veloce. Noi ragazze a quei tempi scappavamo molto veloci.

 

 

 

La prima volta che sono uscita di sera da sola – con una amica – avevo 25 anni. Milano eh, Milano

 

ricordo l’odio che mi era obbligo subire – e non vedere come odio, e fingere di non vedere

e la frase sei solo una donna

 

ecco: io, di origine borghese, laica, colta, Italia del nord, così ho imparato la differenza tra maschi e femmine

figuratevi se ho paura di farmi chiamare razzista se urlo contro questi che mi odiano, che siano qui, o a Colonia

– che teorizzino finemente o brutalizzino lietamente – che siano pallidi e laureati o mori e stranieri

 

 

 

Noi qui abbiamo lottato, qualcosa abbiamo conquistato, imperfetto ma prezioso. Quindi, abbiamone cura

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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