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Saturno contro lo strummolo

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trottola o strummolo

Per spiegare l’amena giornata di oggi devo risalire al tempo dei tempi, quando non esistevano playstation e iPhone, e i ragazzini giocavano con biglie e pezzi di legno. Ardimento diffuso nei vicoli di Napoli e dintorni era il tiro dello strummolo. Con un gesto preciso si lanciava una trottolina di legno, trattenendo l’apposito spago arrotolato sopra detto ‘a funicella, che, nei limiti della circonferenza dello strummolo trainato, doveva essere più lunga possibile, sì da imprimere maggiore rotazione inerziale al momento del lancio.

Si imprimeva così un movimento rotatorio uniformemente accelerato dalle incitazioni, invero a volte blasfeme, dei monelli giocatori. L’asse era di metallo, con un puntale d’appoggio a terra, e su quella la trottola girava in equilibrio, finché ne aveva.

Gli americani ora farebbero lo strummolo in titanio, equilibrato alla galleria del vento e collaudato sullo shuttle, l’asse in carbonio rinforzato alla Coca Cola. Gli scugnizzi lo facevano con mezzi di fortuna, e come veniva veniva. Vinceva lo strummolo che girava più a lungo, o che andava più lontano, secondo il gioco. Erano ammesse possibili azioni di disturbo e sabotaggi per tiro di altro apposito strummolo da combattimento. L’equilibrio già malmesso di siffatti strummoli artigianali si comprometteva irrimediabilmente quando il legno della trottolina si crinava, o l’asse perdeva simmetria o, peggio, si storceva. Il termine tecnico universalmente accettato per identificare una trottola con tali danni alle strutture portanti è strummolo a tiriteppete o strummolo tiriteppeto. Dotte varianti definiscono tale condizione strummoliana a tiriteppola.

Ora sapete cosa è una giornata con ‘o strummolo a tiriteppete e ‘a funicella corta. Taluni parlerebbero di Saturno contro, ma io appartengo a quella genia che se tiene Saturno contro gli fa i fari finché non si scansa, l’ho già fatto con la Giralda a suon di mazzate, e finché lo strummolo va lascialo andare.

 

Museo del Giocattolo, Napoli

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Paolo Messina

Nasce nel 1960 a Porto d’Ischia in una sera d’aprile. Nel ‘66 la famiglia si trasferisce a Roma. Studia fino alla maturità scientifica, in uno dei più turbolenti licei della capitale negli anni compresi tra il golpe in Cile e il rapimento Moro. Qua conosce la sua compagna di banco e di avventura, Laura. Nel 1980 già lavorano entrambi, ma si accorgono che c’è solo un’estate a vent'anni, perciò comprano una moto, si licenziano e partono in un viaggio che finisce quando finiscono i soldi, tenuti nascosti in un rotolo di carta igienica. Nel 1981 grazie a un concorso fatto ai tempi del liceo Paolo ottiene un impiego presso una grande azienda di servizi a capitale statale. Comprano una piccola casa a Roma, zona Magliana, quella della banda, contando di poter tornare a Ischia appena possibile ma non è possibile. Nel 1991 mantiene la promessa di trasferirsi al mare e va in Maremma. Qui, quando non sopporta più di essere un triste impiegato in un triste ufficio di una triste azienda si licenzia. Ora è titolare di una piccola ma prestigiosa azienda nel settore enogastronomico di qualità tipica e biologica. Da quasi quarant’anni non è sposato con Laura. Paolo Messina ha scritto due raccolte di racconti, stampate in proprio da PC in poche decine di copie, e la raccolta “Interferenze Indiscrete”, tramite il sito “Il miolibro” de La Feltrinelli. ha pubblicato nel 2007 per Il Filo editore la raccolta di poesie “Baci di Arcobaleni Sbiechi”. Del 2011 pubblica su La Rivista Intelligente, di cui dal 2012 è collaboratore stabile.”

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