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SOLA AL MIO MATRIMONIO

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Bucarest e i suoi villaggi ammantati di neve, una neve spessa che non ha nulla di magico, in cui si affonda e si cammina a fatica. Pamela è giovane e impulsiva, nullatenente, campa a stento nella sua baracca con la nonna e la figlioletta di due anni. Non ha un compagno, né un soldo per comprare un vestito nuovo, ma un sogno ce l’ha: incontrare tramite un’agenzia di cuori solitari l’uomo che potrà amare e da cui essere riamata, preferibilmente francese – e che si faccia la doccia, e non sia un magnaccia, raccomanda all’impiegata che le sbriga la pratica.
Opera prima della regista Marta Bergman, “Sola al mio matrimonio” è un film del 2018, presentato a Cannes nel 2019 e arrivato in Italia solo in questi giorni: parlato in francese e in lingua Rom, la pellicola è sottotitolata in italiano. Pamela non è la “Rosetta” dei fratelli Dardenne, né la ragazzina spigolosa (Nevia) di Nunzia De Stefano, non ha alcuna voglia d’indipendenza se non quella di liberarsi dalla povertà, anche se poi dovrà piegarsi a un’unione combinata e alle regole sociali di un paese sconosciuto, di cui non conosce nemmeno la lingua.
Stride la differenza tra la condizione tribale della sua terra d’origine – sospesa tra la ricerca di una modernità pacchiana e l’obbedienza nostalgica alla tradizione – e i ritmi puntuali e senz’anima della città belga che l’accoglie. Più che una denuncia della “tratta” di donne dell’Est (Bruno, l’uomo con cui “combina” è gentile anche se talvolta inquietante), il film della Bergman è un viaggio attraverso il vissuto di una ragazza irrisolta, combattuta tra la voglia di evasione e il rispetto, più che verso le regole imposte dalla sua comunità, verso priorità e affetti che credeva superabili. Alina Serban, attrice di teatro, impegnata in testi contro il razzismo, l’omofobia e il sessismo, è Pamela, bravissima e magnetica in un ruolo non facile.
Il titolo è quello della canzone che la nonna di Pamela canta in una festa Rom, dal ritmo allegro e scombinato, in cui i bambini e forse anche le future spose ballano da soli.Sola al mio matrimonio – di Marta Bergman – Belgio 2018
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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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