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La spinetta

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Jan Vermeer Donna in piedi alla spinetta

La settimana scorsa sono andata nella bottega del mercante Van Rijs. Mio papà doveva vendere un quadro. Mi ha detto: “Maria, se ricavo una bella somma, ti compro una spinetta”. Nel negozio ce n’era una, piccola, da tavolo. L’ho provata. Papà, mentre parlava con il mercante, mi ha visto e mi ha sorriso. Io gli ho sorriso con il cuore pieno di speranza. Così mi ha ritratta. Il caldo sole di maggio entra dalla finestra e si spande delicatamente su ogni cosa, concentrandosi sulla mia figura e su metà della sedia di velluto blu. Papà dice che il blu d’oltremare è il colore più bello, ma anche il più costoso. È il colore della nostra città e delle sue porcellane. In ogni quadro ce lo mette. Il mio corpetto in realtà era marrone, ma guardate che meraviglia dipinto in blu. Il babbo ci sa proprio fare con i pennelli. Siamo una grande famiglia. Ho altri dieci tra fratelli e sorelle. Siamo cresciuti nel benessere. Ora però è diverso. I francesi ci hanno occupato e lui non riesce più a vendere tanti quadri. Mi dice: “Hai quasi 18 anni, devi pensare al matrimonio”. Io so che non ci crede veramente. Mi vuole ancora con sé. Vedete? Il cupido nel quadro alle mie spalle ha l’arco abbassato. C’è ancora tempo per l’amore. Così, pur se quel tirchio di Van Rijs ci ha dato pochi denari per il quadro, mio papà ha ugualmente acquistato la spinetta. Per far felice la sua bambina.

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