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Cinema

Storia di un’amicizia. Alfredo Bini e l’Hotel Magic

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In bianco e nero Alfredo Bini In primo piano Giuseppe Simonelli

Vent’anni fa, per circostanze strane, ho conosciuto e familiarizzato con Alfredo Bini (1926-2010) uomo bizzarro e d’ ingegno che resterà nella storia del cinema e della cultura italiana come il produttore di film straordinari: di Mauro Bolognini (‘Il bell’Antonio’,’La viaccia’) di Pier Paolo Pasolini (‘Accattone’, ‘Il Vangelo secondo Matteo’, ‘Uccellacci uccellini’, ‘Mamma Roma’) di Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti (‘Rogopag’) e tanti altri di alta qualità.
E’ stato un uomo controcorrente, amava le sfide rischiose e difficili, non la mandava a dire al potere di tutti i colori. E’ caduto in disgrazia e non ha mai avuto né voluto ‘santi in paradiso’.
E’ morto povero, ridotto quasi un barbone, mentre l’Italia dei cretini, dei finti registi, dei produttori di porcherie televisive, di filmati e di filmati da quattro soldi, se la spassava e se la spassa ben protetta inutilmente dai ‘protettori politici’ (i nomi fateli voi).
Ha avuto amici, però, che gli volevano bene. Più di tutti lo è stato Giuseppe Simonelli, proprietario dello Hotel Magic, sulla Via Aurelia a Montalto di Castro, che incontrò un giorno del 1998 Alfredo Bini sull’ androne ridotto in estrema difficoltà: con la barba bianca, senza soldi, senza casa, senza sapere dove andare, senza nessuno…
Giuseppe non conosceva il tipo che gli domandava una stanza, ma capì e decise generosamente di alloggiarlo gratis.
Ne nacque una amicizia che durerà fino alla morte di Alfredo Bini, nel 2008. Simonelli farà costruire per Bini una casetta in legno, arredata dai ricordi che l’amico era riuscito a salvare. Dopo qualche anno Simonelli, che ha amorevolmente custodito ciò che resta dell’amico Alfredo, promuove con il giovane cineasta Simone Isola un documentario di eccezione: ‘Alfredo Bini: ospite inatteso’, che è poi andato alla 72esima Biennale di Venezia.
Da quel giorno a Montalto di Castro è nata la ‘Associazione culturale Alfredo Bini’ che promuove corsi per il mestiere del cinema ed altre iniziative di valore culturale. Così, grazie al dono permanente e insostituibile della amicizia, il nome di Alfredo Bini resta nel cuore della sua Toscana (era un livornese doc) e della migliore Italia, quella che preferisce miseria e nobiltà d’animo, piuttosto che rivoltarsi a qualsiasi prezzo nel trogolo del ‘potere’.

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DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

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