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UN BIGODINO CI SALVERA’

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La famiglia, che gran bel luogo, a volte. Per l’Italia IL luogo d’elezione, nonostante la tecnologia (abbastanza) avanzata e disgregante, coi suoi selfie, chat, tv, app e fake news. Dopo il classico bagno di traffico furioso, si torna sempre a casa da mammà, da un compagno o perlomeno dal cane. Almeno fino a mille anni fa, cioè ieri. Dai nonni no, al momento è meglio non fiatargli sul viso. Però quanto è buona la lasagna come la fa la Nonna Carla? Mentre passano le drammatiche ore di questa Pompei biologica, si canta, si piange, si impastano torte, si chiede allo zio come riparare un rubinetto (il papà vuole uscire, testone), alla cognata come si cuce una mascherina, alle sorelle di farci la tinta, alla mamma che libri leggere, un aiuto economico e anche come comunicare tra umani se il cellulare si scarica. Abbiamo dimenticato tutto. Anche il significato di Resistenza, in barba alla Verità. Invece resisteremo. Sotto ai 40 sopravvivere all’invasore è apparentemente più facile. Ma solo chi ha ancora una manualità, chi ricorda quando si rivoltavano i cappotti, cosa fu la dittatura, chi sa trovare una strada senza Tom-tom o magari ha ancora un bigodino in fondo al cassetto, invece, si salverà. Quel Paese cancellato -con dolo- dal nostro Dna, è la chiave di volta, perché senza passata non c’è sugo e senza passato non c’è futuro, per dirla a culinaria come stiamo ora. Via quindi le polemiche biliose e indigeste: gli arruffapopoli non immunizzano, adesso è chiaro. L’Italia necessita di valorosi e infaticabili saggi, in quest’ora. Di chi propaga Regole e Valori aggreganti, per far lievitare una rinascita. Piccola economia di base e alta finanza saranno come pane & burro dentro e fuori dalle case sprangate. Oggi più che mai, nel buio, ci necessita l’esperienza dei nostri cari a rischio. La memoria della Repubblica, il Sapere, sono il bene più prezioso. I padri gettino via gli egoismi, i malumori e si prendano cura di chi soffre -non solo in prima linea- insegnino a una generazione inautonoma come si fa ad essere italiani sul serio, senza bizze, col coraggio e la solidarietà d’un tempo, lanciando i cuori più su, come stiamo mostrando al mondo intero. E i single? Bè, giovani o meno, ne perderemo più di quanto si creda, senza una Sanità diffusamente risanata e una società giusta, nonostante sappiano farsi un uovo al tegamino e darsi una phonata. “Lavoro” è il tag fondamentale per la resilienza. L’importante è che il peso del nuovo “Bel Paese” stile dopoguerra (evoluto) non ricada solo sulle donne e sugli eroi, come al solito. Non stavolta. Perciò, bigodini e volontà per tutti. Hasta la messa in piega, virus de mierda.

SILVIA NEBBIA

Autrice, conduttrice radio-tv e teatro, attrice multiforme e cantante. È osservatrice del mondo e provocatrice a tempo pieno fin da quando sfuggì al rogo nel 1619 (…so’ 400 tonti, tonti).

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